Cronaca

Salute, ecco il rapporto sugli effetti delle disuguaglianze

ROMA, 1 DICEMBRE – Il ministro della salute, Beatrice Lorenzin, ha oggi presentato il rapporto “L’Italia per l’equità nella salute”. Oggetto del documento sono gli effetti delle disuguaglianze sociali ed economiche in Italia sulla salute, che rispecchiano controversie e divari nel nostro Paese, a partire da quello, storico, fra Centro-nord e Mezzogiorno.

Il sud-Italia, infatti, presenta un rischio di mortalità prematura sensibilmente maggiore rispetto al resto della penisola, conseguenza sia del fatto che gran parte dello svantaggio sociale è confinato proprio al meridione, sia delle peculiari condizioni di vita che caratterizzano proprio le regioni del sud. Ma non è tutto.[MORE]

Un fenomeno analogo, infatti, si riscontra non solo a livello macroscopico, ma anche in una dimensione prettamente locale. A Torino, ad esempio, la differenza dell’aspettativa di vita tra le zone residenziali ad elevato reddito e quelle a basso reddito aumenta di sei mesi per ogni chilometro percorso allontanandosi dalle aree più ricche della città.

Anche il livello di istruzione influenza l’aspettativa di vita. Nel periodo 2012-2014, i maschi laureati potevano sperare di vivere 3 anni più rispetto a chi aveva solo completato l’istruzione obbligatoria (dato che per le donne laureate si assestava a 1 anno e mezzo). A maggiori conoscenze e competenze, infatti, corrispondono comportamenti e stili di vita più salubri e meno a rischio, nonché tipologie di occupazione connotate da un maggior livello di sicurezza. Anche l’accesso a cure adeguate è risultato essere più raro nei gruppi sociali più vulnerabili.

La fotografia dell’Italia che emerge dal rapporto presentato da Lorenzin, tuttavia, non pone il nostro Paese in una posizione differente dagli altri Stati ad alto reddito. Anzi, l’esistenza di fattori protettivi come l’alimentazione basata sulla dieta mediterranea, il servizio sanitario nazionale universalistico e la rete protettiva familiare contribuiscono a compensare le carenze del sistema assistenzialistico e le grandi disparità socio economiche.

In conclusione, tre sono le direttrici che dovrebbero essere seguite per un’azione mirata contro le disuguaglianze: una rivolta alla popolazione in modo proporzionale al bisogno (c.d. di sistema), una strumentale, per supportare le altre azioni con appositi procedimenti ed informazioni, una, c.d. selettiva, esclusivamente indirizzata ai soggetti più vulnerabili.

Paolo Fernandes

Foto: lintraprendente.it