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Salerno, De Luca decaduto da sindaco per "incompatibilità"

SALERNO, 24 GENNAIO 2014 – A seguito di un ricorso sul doppio incarico del primo cittadino di Salerno e viceministro, Vincenzo De Luca - presentato lo scorso luglio dall'avvocato Oreste Agosto per conto dei parlamentari del Movimento 5 Stelle (Cioffi, Pisano e Giordano) - il tribunale civile di Salerno ha dichiarato incompatibile il sindaco. A confermarlo, i legali di De Luca che – attraverso una nota – ha dichiarato che si «appella all'ordinanza emessa in data odierna dal tribunale civile di Salerno. L'ordinanza, in base alla legge 150 dell' 1/9/2011 art. 22 comma 8, resta pertanto sospesa».

Nello specifico, il dispositivo della prima sezione civile del tribunale di Salerno, presieduta dal giudice Giulia Carleo, «dichiara sussistente la causa di incompatibilità in capo al dott.Vincenzo De Luca, eletto sindaco del Comune di Salerno nel maggio 2011 e nominato sottosegretario di Stato al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti in data 3 maggio 2013, causa di incompatibilita' prevista dall' art.13 della legge 148/2011 e conseguentemente dichiara la decadenza dello stesso, a norma dell'articolo 68 coma 2 D.lvo n.267/2000, dalla carica di sindaco del comune di Salerno». [MORE]

I parlamentari del M5S si erano rivolti ai giudici al fine di chiedere intervento immediato volto a risolvere l'incompatibilità legata al doppio incarico (sindaco e viceministro) di De Luca e sciogliere il consiglio comunale di Salerno. Come ha evidenziato l’avv. Agosto: «Per legge, o si è viceministro o si è sottosegretario, basta questo a far scattare la causa dell'incompatibilità».

A tal riguardo, il senatore grillino Andrea Cioffi ha commentato: «il tribunale ha deciso per De Luca e ha portato alla decadenza del Consiglio comunale». Invece, per uno dei legali del sindaco di Salerno, l'avvocato Edilberto Ricciardi, ha puntualizzato che per rendere esecutiva la sentenza del tribunale civile sulla incompatibilità del primo cittadino «è previsto il ricorso sia in Appello che alla Corte di Cassazione. È il primo caso in giurisprudenza su questo argomento non conosciamo ancora il dispositivo e le motivazioni».

(Foto: ilfattoquotidiano.it)

Rosy Merola