Parola e Fede
Sabato della quarta settimana di Quaresima: Chi è veramente Gesù?
Il cammino quaresimale verso la santa Pasqua continua. La gente è confusa. Su Gesù si hanno diversi pensieri e opinioni. Chi è veramente Gesù? La domanda dei Giudei, dei Galilei, dei farisei e degli scribi e la domanda anche di oggi. Anche oggi non si sa davvero chi è Gesù. Per alcuni è la salvezza, per altri un pericolo da combattere ed eliminare. Meditiamo insieme il Vangelo di questo sabato della quarta settimana di Quaresima.[MORE]
All’udire queste parole, alcuni fra la gente dicevano: «Costui è davvero il profeta!». Altri dicevano: «Costui è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la Scrittura: Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo?». E tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui. Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno mise le mani su di lui.
Un discorso, portato avanti con profonda verità, produce sempre un frutto buono in chi ascolta. Non certamente in tutti, ma in chi è di buona volontà di sicuro produce un frutto buono. Questa verità si può applicare anche alla predicazione. Quando si predica Cristo secondo pienezza di verità di sicuro qualcuno aprirà il suo cuore alla fede. Il Profeta è quello promesso da Dio a Mosè in Deuteronomio 18. Altri si spingevano ancora più avanti nella loro fede. Confessavano Gesù come il Cristo, il Messia. Altri invece mettevano in dubbio questa ultima verità a motivo delle apparenti origini di Gesù. Lo si riteneva infatti della Galilea. Secondo la Scrittura, e più precisamente secondo il profeta Michea, il Cristo sarebbe venuto da Betlemme, cioè dalla Giudea.
Questi tali però non sapevano che Gesù era nato in Betlemme. A volte l’ignoranza di una notizia storica non ci consente di formulare una esatta professione di fede. Una tale ignoranza può suscitare dei dubbi e allontanarci dalla vera fede.
L’intenzione era quella di arrestarlo. Nessuno però diede esecuzione materiale a questa loro volontà. È come se una mano invisibile li trattenesse dal farlo.
Le guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete condotto qui?». Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato così!». Ma i farisei replicarono loro: «Vi siete lasciati ingannare anche voi? Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!».
Loro non sono stati di obbedienza assoluta, perché dinanzi a Cristo Gesù hanno provato qualcosa nel loro cuore. Questo qualcosa è stato più forte che obbedire al loro comando.
I farisei replicano loro con asprezza, durezza: “Vi siete lasciate ingannare anche voi?”.
Noi forse ci siamo lasciati ingannare? Qualcuno dei capi o dei farisei ha creduto forse in Lui? Perché noi non ci siamo lasciati ingannare e tante gente in Gerusalemme si sta lasciando ingannare?
Questa gente non è maledetta. Non ha trasgredito la Legge.
In secondo luogo la non conoscenza della Legge è sempre da ascriversi a chi dovendo insegnarla, non la insegna. Se c’è qualcuno che è da considerarsi maledetto, perché trasgressore della Legge, perché ha omesso di insegnarla, sono proprio i capi dei sacerdoti ed anche i farisei, molti dei quali erano dottori della Legge. Quando si giunge all’accusa, al disprezzo, alla dichiarazione di maledizione è segno che mancano gli argomenti per il ragionamento e la dimostrazione della verità.
Allora Nicodèmo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro, disse: «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?».
Interviene nella discussione Nicodemo.Nicodemo era uno di loro. L’Apostolo Giovanni lo presenta come un capo dei Giudei. Questa notizia la attingiamo dal Capitolo Terzo. È uno dei primi testimoni a favore di Gesù.
Nicodemo ricorda una norma della Legge. Si condanna qualcuno sul fondamento di una sentenza emessa in giudizio. Un giudizio è fatto sulla base dell’ascolto dell’imputato e dei testimoni. Un giudizio è fatto sulle opere di una persona, cioè sulle sue azioni. Tutte queste cose sono pubbliche, cioè avvenute alla presenza di molti testimoni.
Convocate Gesù, i testimoni, il Sinedrio. Si faccia il giudizio e poi lo si può condannare. Prima è agire contro la Legge.
Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!».
La loro risposta è semplice. Loro sono diligenti. La loro diligenza è la conoscenza della Scrittura. Loro sanno dalla Scrittura che nessuno profeta sorgerà dalla Galilea. Non c’è falsità più grande di questa. Prima di tutto in nessuna parte della Scrittura è detto che dalla Galilea mai sarebbe sorto un profeta nel popolo del Signore. Il profeta era suscitato da Dio con somma libertà. In secondo luogo la profezia di Isaia annunzia che la luce sarebbe sorta per tutto il popolo del Signore proprio dalla Galilea.
E ciascuno tornò a casa sua.
Con Nicodemo che richiama all’osservanza della Legge, finisce ogni discussione.
Quando qualcuno ha la forza di testimoniare a favore della verità di Dio così come è contenuta nella Scrittura, chi non vuole ritornare in essa, subito tergiversa, spegne la discussione, cambia discorso.
Tuttavia un frutto la testimonianza della verità lo produce sempre.
È il frutto del ritorno alla Legge e del mettere tutti dinanzi alla responsabilità che nasce dalla Legge.
Ognuno torna a casa sua, però non come era venuto.
Ognuno ora possiede la verità del suo agire e del suo comportarsi.
Se vuole può convertirsi alla verità.
Se non vuole, sarà ora responsabile. Ha conosciuto la verità. Si è opposto volutamente, con coscienza e con scienza, alla verità conosciuta.