Estero
Russia, no della Corte Costituzionale a candidatura Navalny
MOSCA, 19 GENNAIO – Non ci sarà Alexei Navalny alle prossime elezioni presidenziali russe. A confermarlo è stata la Corte Costituzionale, che ne ha confermato l’incandidabilità per l’imminente tornata elettorale di marzo a causa della condanna a cinque anni di reclusione, con la condizionale, che il blogger ed attivista russo ha subito nel processo Kirovles.[MORE]
Più precisamente, lo scrutinio dei giudici russi è stato non già sulla candidatura stessa di Navalny, quanto sulla legittimità costituzionale di parte dell’attuale legge elettorale, laddove non consente la candidatura di cittadini che abbiano una condanna (anche se con condizionale).
Sulla base di una già consolidata giurisprudenza, la Corte Costituzionale ha dunque respinto il ricorso dell’attivista. “Non ci aspettavamo che la nostra richiesta venisse presa in esame così rapidamente” ha poi commentato l’avvocato di Navalny, sottolineando come una tale solerzia da parte dei giudici si ricordava solo in occasione della richiesta di Putin relativa al riconoscimento della Crimea come parte della Russia.
I fatti del procedimento in cui l’oppositore di Putin è stato condannato riguardano una presunta appropriazione indebita di legname, per un totale di 500 mila dollari, ai danni della società Kirovles, di proprietà dello stato. Già nel 2013 era stato intentato un processo analogo, ma allora fu necessario ripeterlo a causa dell’intervento della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che lo ritenne “illegittimo”.
Dal canto suo, Navalny ha a più riprese ribadito la propria innocenza, sottolineando come si tratti di procedimenti ad hoc per screditarlo politicamente ed impedirne la candidatura come oppositore di Putin. Proprio per questo, l’attivista ha invitato i suoi sostenitori a prendere parte a manifestazioni in tutto il Paese il prossimo 28 gennaio, chiedendo inoltre di boicottare le elezioni, il cui risultato appare già scontato. Per lo Zar Vladimir, infatti, c'è il quarto mandato all'orizzonte.
Paolo Fernandes
Foto: ilpost.it