Cronaca

Ruggero Pegna sul reparto di ematologia del Pugliese-Ciaccio di Catanzaro

CATANZARO 10 DICE. 2011 - ’altro ieri sono ritornato nel reparto di ematologia del Pugliese-Ciaccio per le visite di routine alle quali è sottoposto periodicamente chi, come me, è stato affetto da leucemia. Entrare nel nuovo reparto, come altre volte, mi ha dato ancora una grande emozione. Ancora, dopo qualche anno, mi è venuto istintivo il paragone con il reparto in cui trascorsi la mia degenza al Pugliese. [MORE]


Quanti miglioramenti, dai parcheggi, ai bagni in camera, alle sale di attesa, da un day hospital accogliente, ai laboratori efficienti, quanta organizzazione, lavoro e passione! In una sanità calabrese, spesso, additata all’attenzione dell’intero Paese per tragici casi negativi, finalmente una vera eccellenza, per usare la parola che a molti politici piace di più. Come sempre, mi sono complimentato con i medici, gli infermieri e i tanti volontari che incontro, i miei nuovi compagni di viaggio. Qualcuno mi fa notare che questo risultato, come tutti i grandi risultati, non si è ottenuto in un giorno.


Quarant’anni di storia, di sacrifici, di esperienza, fino all’ematologia di oggi, vero punto di riferimento per chi, come me, si è trovato a combattere, all’improvviso, con una leucemia; per chi, come me, ha potuto e può, almeno nella fase di preparazione al trapianto, rimanere vicino agli affetti, senza emigrare anche per questa ragione, sicuro della qualità dei medici e di una struttura competitiva con le migliori del Paese. Ebbene, ritrovando un reparto sempre più organizzato ed efficiente, apprendo con sorpresa che in qualche palazzo della politica si sta predisponendo, in tutta fretta, la destrutturazione del Dipartimento, con probabile nuovo spostamento ad altra sede e distaccamento da altri reparti strettamente connessi e propedeutici alla cura di un malato di leucemia, come la radiologia, i laboratori dedicati, ecc.


Da incompetente di problematiche gestionali e finanziarie legate a una simile struttura complessa, ma da cittadino che ha vissuto sulla propria pelle l’esperienza della leucemia, ho avvertito un inatteso turbamento. Non ci credo, mi sono detto. L’inimmaginabile notizia, dopo aver visto crescere in questi anni il reparto in modo esponenziale, averlo visto diventare sempre più confortevole e organizzato, in una logica di miglioramento continuo, mi ha profondamente rattristato. Mi sono subito chiesto: possibile che in Calabria tutto quello che funziona, che eccelle, che riesce a essere di livello assoluto, debba fare i conti con la miopia di una certa politica e con quella ancor peggiore di una burocrazia spesso solo distruttiva? E’ concepibile che ciò avvenga anche in un ambito così direttamente legato alla vita di tutti?


Camminando per i corridoi, mi sono venute in mente le parole dei primari di ogni altro ospedale d’Italia in cui sono stato, a cominciare da Genova, dove mi sono trapiantato. Ovunque, ho sentito parlare del nostro reparto catanzarese con stima e rispetto, come di un vero fiore all’occhiello di tutta l’ematologia meridionale, un reparto con cui potersi confrontare e scambiare esperienze. Sì, dico nostro, perché chi c’è stato, sente questo reparto anche suo!


E’ accettabile che, qui, quel poco che si riesce a costruire in tanti anni e con grandi difficoltà, si possa smantellare in pochi giorni, senza che ci sia reale cognizione dell’incredibile danno che si può produrre alle tante famiglie che s’imbattono nella difficile parentesi di una terribile malattia? No, secondo me, non lo è, anzi, di fronte alla superficialità di certe decisioni c’è bisogno che ognuno tiri fuori le sue piccole storie, perché solo con le esperienze, l’impegno, le emozioni e le opinioni di tutti si può contribuire a costruire una Calabria migliore, senza distruggere quel poco di buono che, nonostante tutto, già c’è!

Ruggero Pegna