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"Ruby Sparks" di J. Dayton e V. Faris, un incesto della mente raccontato con il cuore
Creare è una bella grana. Vivere, a volte, anche di più. Lo sa bene Calvin Weir-Fields (Paul Dano), protagonista di Ruby Sparks di Jonathan Dayton e Valerie Faris, una gemma di recente brillata al Torino Film Festival ed ora approdata nei cinema italiani. Scrittore precoce, bollato scomodamente – almeno per lui – come “genio”, Calvin è profondamente sensibile, ma vive nella morsa tra blocco dello scrittore e blocco sociale, rifiutando le avances delle giovani fan attratte del suo successo. Lo psicanalista gli consiglia di scrivere qualcosa, il ragazzo ne viene suggestionato e sogna di una ragazza su misura: Ruby (Zoe Kazan, anche autrice dello script). Poi, però, il sogno diventa realtà. Una mattina Ruby è al piano di sotto, a preparare la colazione e canticchiare. Bellissimo: ma problematico.[MORE]
Il pedigree, a volte, non mente: la coppia di registi formata da Jonathan Dayton e Valerie Faris veniva dal successo di Little Miss Sunshine, presentato al Sundance nel 2006, vincitore del Sidney Film Festival e forte di quattro nomination agli Oscar l’anno dopo; Zoe Kazan è la nipote di un mostro sacro del cinema, Elia (Oscar alla carriera nel 1999). Referenze che non si smentiscono, confluendo in un racconto – riuscito – dai confini eterei, ma di grande umanità. Da un lato – vero – non si può far a meno di notare qualche cliché – dal genio in crisi esistenzial-creativa, ai genitori hippie (Annette Bening ed Antonio Banderas) che non potevano che figliare un artista con problemi emotivi, fino alla stessa Ruby, pittrice giramondo e spirito libero. Dall’altro, il minestrone narrativo, più che essere trito, serve da digestivo a spunti complessi, trattati sì con piacevole leggerezza – inevitabile, per larghi tratti, la mozione al sorriso – ma senza banalizzazioni di sorta: puro da lavoro da storyteller.
Ne vien fuori la convergenza, sulla prospettiva lunga dell’intera storia, di due binari tematici, su cui la storia fila come un treno: uno è quello che potremo collegare al Barton Fink dei Fratelli Coen, ossia la difficoltà della creazione e l’ibridarsi tra l’invenzione e la vita; l’altro è quello del mestiere di vivere, con lo scabroso extra del rapporto di coppia – e qui, oltre Se mi lasci ti cancello di Michel Gondry (ma forse, ancor più smaccatamente, L’arte del sogno), il rapporto più stretto è con l’incantevole Beginners di Mike Mills, altra vicenda su un creativo in crisi e sulla sua difficile storia con una ragazza emancipata e fantasiosa.
E, a ben vedere, con una spigliata e nervosa fliudità tutta Nouvelle Vague, le due tracce si fondono, quando Calvin si arrovella sull’opportunità di diventare master of puppets, ossia di orientare i comportamenti di Ruby attraverso la propria scrittura. La ragazza dei sogni diventa meno bella, se troppo sognata, perché la persona diventa personaggio. Ma non si tratta più solo di un problema da Harry Potter della macchina da scrivere, da creatore di Golem: è più in generale che Calvin – e con lui, lo spettatore – è portato a riflettere sul guazzabuglio di attese, pressioni e sovrimpressioni che l’amato rischia d’imporre all’amante in una relazione. “È molta pressione”, dice Ruby a Calvin; “ci deve essere spazio, in una relazione; altrimenti è come se fossimo la stessa persona”, rincara la dose. Il rimprovero di “incesto mentale” (mind-incest) che Calvin incassa dal fratello fa il paio con la recriminazione della sua ex di lunga data, riapparsa come un fantasma in un party: “L’unica persona con cui hai voluto avere una relazione è te stesso”. In questo senso, l’elemento di fantasia presente nella storia della Kazan e di Dayton vale in funzione alchemica – come dimostra, tra l’altro, lo start over del finale – trasformando, proprio come nel film, la fiction più paradossale in accostante credibilità, il sogno in scottante problema reale.
Paul Dano, vagamente alleniano, si conferma ottimo interprete, genuino e solido; Zoe Kazan risponde presente all’appello ad un istrionismo nell’istrionismo, trapassando da personaggio a persona. Anche i comprimari sono ben costruiti: dall’unico amico di Calvin, il carnale ma sincero fratello (Chris Messina), all’agente lumacone ed untuoso (Steve Coogan).
Con Ruby Sparks, i registi Jonathan Dayton e Valerie Faris raccontano in punta di fioretto la sceneggiatura fatta di sciabolate emotive scritta da Zoe Kazan, assorbendo certa scabrosità drammatica della vicenda di uno scrittore sociopatico entro la facilità narrativa della commedia romantica: un complicato incesto della mente raccontato con il cuore.
Titolo originale: id.
Regia: Jonathan Dayton e Valerie Faris
Interpreti: Paul Dano, Zoe Kazan, Chris Messina, Annette Bening, Antonio Banderas, Steve Coogan, Elliott Gould
Origine: USA, 2012
Distribuzione: 20th Century Fox, 2012
Durata: 104'
Uscita italiana: 6 dicembre 2012
(in foto: due immagini tratte dal film Ruby Sparks)
Antonio Maiorino