Romey: "Con Obama rischiamo di finire come l'Italia". Come direbbe Totò: "Ma mi faccia il piacere"
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MILANO, 01 NOVEMBRE 2012 – “E quest'Italia, un'Italia che c'è anche se viene zittita o irrisa o insultata, guai a chi me la tocca. Guai a chi me la ruba, guai a chi me la invade”. Oriana Fallaci, se fosse stata viva, avrebbe replicato, più o meno così, al candidato repubblicano Romney che, nel corso di un comizio in Virginia, ha affermato: ''Con Obama rischiamo di finire come l'Italia''.
Così, il candidato repubblicano alla Casa Bianca, in classico stile made in U.S.A., nella sua campagna elettorale ha spolverato uno dei cavalli di battagli solitamente usati dalla sua Nazione in campo economico - le cosiddette politiche beggar-thy-neighbor - scaricando sugli altri le proprie difficoltà. Tuttavia, mi preme evidenziare al Signor Romney che, se il resto del mondo (ergo anche la bistrattata Italia), da più di cinque anni si trova ad annaspare in quella che è stata definita la madre di tutti le crisi, è anche per colpa degli Stati Uniti. Non dimentichiamoci che la miccia della suddetta crisi finanziaria, è stata innescata con i bond 'subprime' americani che, contagiando le banche (portando al crac Lehman), hanno finito per coinvolgere il cuore del sistema economico, facendo precipitare gli Stati Uniti e l'Europa (anche se con modalità e aspetti diversi).
E come se ciò non bastasse, ricordiamo che, in quel periodo storico, alla guida degli Stati Uniti vi era un altro repubblicano: Bush Junior. E’ proprio vero che gli uomini non hanno memoria storica o, se ce l’hanno, è selettiva, vero Signor Romney? Meglio non aprire questo capitolo della storia americana. Meglio fare una “politica del terrore” con i guai degl’altri, dicendo agl’elettori americani che, se voteranno per Obama, faranno la stessa fine dell’Italia e dell'Europa in generale, piuttosto che dire: “Votando me, rivivrete i momenti vissuti con Bush” (cosa che, invece, spaventa il resto del mondo). [MORE]
Per l’ennesima volta (giusto per citare uno dei fatti più recenti, ovverosia il ghigno tra Nicolas Sarkozy e Angela Merkel, a spese del nostro Paese), abbiamo dovuto assistere a questi atteggiamenti negativi (che ci danneggiano in termine di immagine, con ripercussioni pesanti sul nostro turismo, sull'eccellenze del nostro 'Made in Italy', quindi sulla nostra economia) nei confronti dell’Italia. E’ vero, non stiamo attraversando un bel periodo e in certi momenti, parafrasando Gaber, “Io non mi sento italiano, ma per fortuna o purtroppo lo sono”, nonostante tutti i nostri problemi, controsensi e “choosy” vari.
Signor Romey, che altro aggiungere se non che, confidando in uno scatto di orgoglio dei tanti miei connazionali immigrati negli Stati Uniti, spero che la sua corsa alla Casa Bianca faccia la stessa fine (secondo il suo parere) negativa dell’Italia.
“Col che ti saluto affettuosamente e t'avverto: non chiedermi più nulla. Meno che mai, di partecipare a risse o a polemiche vane. Quello che avevo da dire l'ho detto. La rabbia e l'orgoglio me l'hanno ordinato. La coscienza pulita e l'età me l'hanno consentito. Ma ora devo rimettermi a lavorare, non voglio essere disturbata. Punto e basta”, concluderebbe la Fallaci.
Rosy Merola