Resilienze
Romanzo a puntate di Walter Perri Capitolo 3° “Olga”
“Ecco Olga, questa è la casa di papà; siamo arrivati… vedrai che ti troverai bene… Ultimamente lui è un po' burbero… ma è una brava persona… sono sicura che metterete su una bella amicizia. Aspetta che parcheggio… Fatto… Vieni… ti aiuto con la valigia…. Papà! Papà! Sono io! Ho accompagnato Olga! Dove sei? Papà! Vieni dai! Non c’è… ma dove sarà andato…? Non è mai uscito così presto…! Non c’è nulla da fare…: quest’uomo vuole farmi impazzire…!” “Giulia, se sono io il problema… riportami indietro… le capisco certe cose… non voglio essere causa di imbarazzi familiari...”
“Ma no Olga!… cosa dici!?… Non è questo!… E’ che papà in questi ultimi tempi è diventato testardo nelle cose che lo riguardano… ma ti assicuro che capirà presto di avere bisogno di te e delle tue attenzioni… Aspetta… lo chiamo… Ha lasciato il telefono a casa! Che devo fare con lui?!… Pronto? Franco?… Hai per caso sentito papà stamattina?… No?… Immaginavo… Devi farmi una grande cortesia… Fatti un giro per favore… pensa dove può essere andato… in certe cose lo conosci meglio di me… digli che lo aspetto a casa e che sto cominciando a preoccuparmi… Vedi di farlo rincasare…
Va bene; aspetto che mi chiami… Grazie… Olga, non ti preoccupare… Un po' mi aspettavo questa sua reazione… è una persona molto orgogliosa e accetta male il fatto di convincersi di avere bisogno di qualcuno che lo aiuti nelle faccende quotidiane… Ti ho detto che da qui a qualche giorno partirò per lavoro… Non avrei potuto lasciarlo da solo…. “Certo che capisco, Giulia… vogliamo vivere a lungo ma non facciamo i conti con le debolezze dell’età e delle sue fasi… L’uomo vuole vivere… ma non invecchiare… è un controsenso ma fa parte del cumulo di contraddizioni con cui intessiamo la nostra vita…
Non avrebbe potuto essere diverso per tuo padre...” “Ma Olga, cosa bisognerebbe fare per favorirci l’accettazione del tempo che passa, delle età che porta con sé e farci vivere in maniera serena ogni giorno della nostra esistenza, anche quelli che sembrano indicarci il declino e il compimento sempre più vicino della nostra giornata terrena?” “Occorrerebbe apprezzare di più la luce che ogni giorno ci sveglia e il buio che cala alla sera e ci induce al riposo… Sembra semplice ma non lo è… Nella vita, i nostri apprezzamenti esistenziali durano un attimo…
Le nostre recriminazioni cominciano tra le mani della levatrice… veniamo al mondo e abbiamo subito fame, come se rimpiangessimo il ventre materno dove, immersi nel tepore, non dovevamo sforzarci a piangere per essere alimentati… cresciamo e non vediamo l’ora di appropriarci di quelle che ci sembrano libertà esistenziali e, appena raggiuntele, ci lamentiamo per le responsabilità che di converso portano con sé… Preghiamo per vivere a lungo e, pur rifiutando la morte, odiamo invecchiare… Tutto è la conseguenza di un concetto primigenio che nasce in noi, con noi e ci accompagna per tutta la vita… la felicità… la sua rincorsa serve alla Natura per indurci ad esistere… ma è una rincorsa vana… appena ti sembra di averla afferrata, lei scappa di nuovo lasciandoti nel suo opposto che è l’unica entità concettuale che sopravvive pur mancando il suo contrario… Ecco… La costante umana è l’infelicità…. Ma stranamente anch’essa può essere una buona compagna di vita… basta capire il meccanismo, perché nella nostra corsa verso la felicità, come per magia, riusciamo a costruircene una tutta per noi… e con essa possiamo fare una buona vita… sorridere al sole del mattino e salutare serenamente il giorno che muore… La reazione di tuo padre alla novità che io e te gli stiamo portando, credimi, è figlia di tutto questo...”
“Olga… mi avevano parlato di te…. Ma non immaginavo simili profondità di pensiero… a parte che parli l’italiano in modo perfetto… l’accento ogni tanto ti tradisce ma per il resto… sono senza parole… Aspetta che rispondo al telefono… Franco, dimmi… lo hai trovato?… “Si, è con me, stiamo tornando a casa… un minuto e siamo lì… è tutto a posto…. E’ testardo Enzo, Giulia! Ma se non fosse così forse non gli vorremmo il bene che gli vogliamo!” “Va bene, vi sto vedendo arrivare dalla finestra… siete in fondo al viale… parcheggia dietro alla mia macchina… c’è ancora posto….
Olga, sono così confusa con papà… Vado ad aprire… Papà! Ma dove sei stato? Sapevi che sarei venuta a casa con Olga stamattina!” “Magari me ne sono dimenticato! E’ possibile o no? Visto che sono un vecchio rimbambito, dovrebbe sembrarvi una cosa normale!… Signora Olga mi scusi… sarò rimbambito ma non sono un maleducato… Buon giorno… adesso però scusatemi tutti assieme ma ho da fare di sopra…!” “Franco, ho un senso di contrizione che non posso spiegare… Avessi immaginato la sua reazione avrei lasciato stare questa storia dell’Australia… ma mi sono entusiasmata e per la prima volta nel mio lavoro… Dopo la mia accettazione dell’offerta di trasferimento, l’azienda ha affrontato costi significativi di riorganizzazione del personale estero… non posso tornare indietro… che figura ci faccio?…. “Giulia, non fare così! Anche io vivo da solo e da sempre… Non ho avuto la gioia di una moglie, di un figlio, di una figlia… Non lo so… paradossalmente in questo frangente forse mi è più facile parlare… ma tu non farti colpe… Devi partire non perché non puoi tornare indietro ma perché dall’altra parte del mondo c’è un futuro nuovo per te… a tuo padre non mancherà niente… vedrai che accetterà l’idea di questo nuovo corso di vita… E’ spaventato… Tuo fratello in Germania e che non si fa vedere da due anni… ogni tanto qualche telefonata sbrigativa che aumenta le ansie anziché diminuirle…
Tu che parti e così lontano… bisogna capirlo… sente il mondo crollargli definitivamente addosso… ma si abituerà a vivere in questa nuova dimensione… poi ci sono sempre io… lo verrò a trovare spesso… ho tanto tempo libero e nessuno a cui dover pensare… penserò io ad organizzargli qualcosa affinché si svaghi… cerca di rasserenarti...” “Franco, ma dove lo hai trovato?” “Al parco di via Rossini; era seduto su una panchina… Quando mi sono avvicinato ho avuto l’impressione che quasi mi stesse aspettando… Mi sono seduto accanto a lui e mi ha detto: “Guarda, Franco che meraviglia… Tutte queste foglie rossastre che ci circondano… Ti ricordi? E’ come in quella macchia mediterranea in cui andavamo sempre a fare le nostre esplorazioni da bambini vicino casa… l’autunno ha delle incredibili malinconie che sanno arrivare alle corde più intime di noi… Su questa panchina mi sono tornate in mente tante cose… Te li ricordi i tordi che la sera risalivano dal mare? E quelle piante di corbezzolo che facevano le prove di rosso sullo sfondo del tramonto?… Ti ricordi?… L’animo è sempre lo stesso… dopo una vita, è sempre lo stesso… Mi piacerebbe molto capire perché e in quale modo si potrebbe utilizzare questa unicità per fare più belli i nostri giorni…” “Questo mi ha detto… poi si è alzato e si è messo in macchina con me… appena seduto, ha sospirato dicendomi: “Franco, non prendermi troppo sul serio, perché ho paura che anche tu poi ti scocci di me...”. “Grazie Franco per tutto quello che fai...” “Giulia, io gli voglio molto bene… siamo cresciuti insieme… finché ne avrò la possibilità, gli sarò vicino… Tu sai che puoi contare su di me… Non essere severa con te stessa… Affronta quello che la tua vita ti sta proponendo… Andrà tutto bene...”
“Grazie ancora Franco, mi rincuori assai… Va bene… poi passo a salutarti prima di partire… Vieni Olga, ti mostro la tua stanza….”
Walter Perri
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