Roma. "Alimentazione, Arte e salute". Gli alunni del Liceo Argan in mostra
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ROMA 27 GENNAIO - Settanta opere esposte per la prima volta presso la Gipsoteca del Museo dell’Arte Classica dell’Università “La Sapienza” di Roma, realizzate in libertà da alcuni allievi del Liceo Artistico Statale “Giulio Carlo Argan” della Capitale, in mostra dal 23 Gennaio al 3 Febbraio, per sottolineare l’importanza del binomio alimentazione e salute, proprio attraverso l’Arte.[MORE]
Si tratta di un progetto patrocinato dall’Accademia Nazionale d’Arte Antica e Moderna e dall’Unione Europea Esperti d’Arte, ideato dalla dirigente dell’Istituto Anna Messinese, con il coordinamento dei docenti Stefania Archilletti e Francesco Larocca, l’allestimento di William Troiano e la preziosa collaborazione dell'Architetto e critico d'arte Roberto Luciani.
Un insieme di linguaggi contemporanei, in tempera, olio, acquerello, acrilico o vernice industriale, oggetti di design, sculture in cemento, legno, argilla, tecniche grafiche, collage e fotografie, per una collettiva mirata ad evidenziare l’importanza del cibo come arte.
“Arte del cibo come cura di se stessi” si potrebbe intendere, proprio perché, in un momento nel quale il cibo fa il suo ritorno al biologico dei nostri padri (ancora solo di tendenza in Italia) per un culto estetico del corpo, in una ricerca estrema di equilibrio e armonia, è necessario sempre più riflettere su cosa entri dalla nostra bocca, provando anche a cristallizzarlo esternamente attraverso l’espressione artistica, forse per metterlo meglio a fuoco e fissarlo, al di fuori dell’uomo, in una ricerca razionale e scientifica.
Un’impresa ardua e complessa (ed è facile immaginare, sia da profani sia da addetti ai lavori, di quale mole di lavoro si stia parlando) coadiuvata egregiamente dai professori Archilletti e Larocca, rispettivamente docenti di Matematica e Fisica e Chimica e Biologia, i quali hanno inoltre supportato pedissequamente gli allievi, dando modo così di riflettere trasversalmente su molti e diversi aspetti del progetto.
Cibo come culto estetico del corpo, in una visione attuale e fashionista abbiamo detto, ma ci allontaniamo da questa riflessione un po’ più leggera per analizzare tutti i tasselli del mosaico (per rimanere in tema artistico, ndr) e approfondire l’ancor più elevato intento della mostra.
Si tratta di un esame osservativo e dunque pratico delle abitudini alimentari, dell’importanza dell’alimentazione per l’uomo nei secoli, attraverso lo studio delle opere artistiche del passato per una reinterpretazione in chiave attuale, attraverso l’uso di diversi materiali, del cibo inteso come fonte di vita indispensabile, energia generatrice, elisir dell’esistenza.
Cibo come convivio, anticamera dell’amore, simbolo di povertà o ricchezza, manna nel deserto e benedizione per la sopravvivenza in un patto di alleanza con Dio, mela del peccato di Adamo ed Eva, pomo della discordia lanciato da Eris per la disputa fra Era, Atena e Afrodite, banchetti pantagruelici e privazioni post carnevalesche.
Sul cibo, nei secoli, è ruotata la storia, la religione, la scienza e quindi l’Arte.
Non ne è oggi esente il mondo dei social, che rispecchia perfettamente le abitudini dei social addicted, infatti non ci si può sedere a tavola senza prima aver scattato una foto di ciò che si sta gustando, immortalando piatti che non hanno nulla da invidiare a “Il mangiafagioli” di Annibale Caracci, per fare un esempio.
Infinite carrellate di cibo in tutte le salse, è il caso di dirlo, perché la cucina è ancora arte, e lo evidenziano le tendenze che da alcuni anni virano verso trasmissioni incentrate sulla cucina e orientamenti scolastici tesi ad un futuro da chef.
Nulla di nuovo quindi rispetto ad alcune iscrizioni rupestri o ai dipinti di Guttuso ((Vucciria), del Caravaggio (Canestra di frutta), e ancora di Chezanne, Van Gogh, Kandinsky e Wharhol.
Soggetti quasi consolatori dello sguardo e della mente, e oggi è come se si perpetuasse sulla Rete, in una riduzione dei tempi di realizzazione (una tela vs un’istantanea), quell’antica soddisfazione dei sensi.
Ricerca scientifica attraverso le arti figurative, un impegno profondo e consistente quello del Liceo Romano “Argan”, per dire ancora che l’Istruzione italiana è viva e i professori lavorano, nonostante l’opinione pubblica pensi il contrario, ed è giusto mettere in luce come, in questo caso, attraverso la libera espressione artistica degli artisti-allievi si possa far conoscere all’esterno il lavoro che si svolge fra le aule di una scuola, grazie all’intuizione di dirigenti ancora lungimiranti e alla professionalità di docenti che credono da sempre nella Scuola pubblica.
Oriana Barberio