Cronaca
Roma, 7 luglio 2010: assolti i tre imputati, il fatto non sussiste
L’AQUILA, 10 DICEMBRE 2013 – Assolti i tre imputati coinvolti nei tafferugli romani avvenuti il 7 luglio 2010. Sono ormai passati più di tre anni dal giorno in cui gli aquilani si erano riversati a Roma, per dimostrare la loro indignazione sulla gestione de L’Aquila dopo il terremoto, e sono stati presi a manganellate; in quell’occasione tre persone vennero riconosciute responsabili del fatto dalla Digos, non ero però solo aquilani, ma anche cittadini romani.
IL FATTO. Il 7 luglio 2010 gli aquilani sfilavano a Roma sfoggiando la bandiera neroverde della città, obiettivo Montecitorio. Le richieste erano semplici: sospensione delle tasse e dei tributi care ai cittadini, occupazione per chi aveva perso il lavoro e sostegno economico. Durante il cammino, sono stati bloccati dalla polizia e dai carabinieri, che schierati in assetto antisommossa, hanno temuto il peggio dal gruppo nutrito di persone che contava abitanti provenienti da 53 comuni aquilani. Manganellate e spintoni hanno ferito due ragazzi disarmati, fu colpito anche Giovanni Lolli, deputato del PD, che si trovava tra la folla e Massimo Cialente, il sindaco della città, che ha commentato ‹‹non ci bastava il terremoto, abbiamo anche preso le botte››. [MORE]
Letta, al termine degli scontri, ha annunciato l’emendamento di una manovra economica in discussione che avrebbe posticipato il recupero dei tributi non versati dopo il sisma al 2011 e che gli stessi sarebbero stati suddivisi in 120 rate mensili. Ciò nonostante, in quell’occasione, vennero riconosciuti e condotti in tribunali tre imputati costretti a rispondere di resistenza a pubblico ufficiale pluriaggravata e violazioni della pubblica sicurezza.
Quest’oggi a Roma si è concluso l’ultimo atto del processo con l’assoluzione, poiché il fatto non sussisteva, di Francesco Camizzi, cittadino aquilano, Gabriele Contenti e Giovanna Cavallo, cittadini romani. Quest’ultima, durante i processi, ha affermato di aver ricevuto una manganellata sullo stomaco, ma che la manifestazione era in realtà pacifica e senza l’intromissione di centri sociali o di bandiere di partito, ma solo guidata dall’indignazione che si muoveva lungo il corso.
Nonostante il pubblico ministero abbia visto nella bandiera stessa un uso violento contro le forze dell’ordine condannando a 9 mesi di reclusione Contenti, 6 mesi Camizzi e 15 giorni Cavallo, il collegio dopo la riunione in camera di consiglio ha convenuto per l’assoluzione di tutti e tre gli imputati; ‹‹una condanna caricando la responsabilità di questa iniziativa ai tre giovani sarebbe stata oscena›› commenta Lolli, mentre Cialente, soddisfatto, afferma ‹‹sono contento perché si chiude un’altra pagina che ha caratterizzato la brutta storia dell’Italia nei confronti de L’Aquila››.
Erica Benedettelli
[immagine da tg24.sky.it]