Estero

Rohani all'Assemblea generale dell'Onu: "Iran non è una minaccia"

 NEW YORK, 25 SETTEMBRE 2013 - L'Iran è pronto al dialogo, ad avviare negoziati immediati sul proprio programma nucleare. Ma ad un patto: niente diktat. Risolvere la questione con delle imposizioni sarebbe "irrealistico, un'illusione". Questo l’impegno solenne che prende il neopresidente iraniano, Hassan Rohani, all’Assemblea generale dell’Onu.

Così come era nelle attese, Rohani lancia un chiaro segnale di distensione verso gli Stati Uniti e le potenze occidentali, tentando di dare un'immagine del suo Paese profondamente diversa da quella del recente passato: "L'Iran non rappresenta una minaccia per il mondo", e neppure per la regione in cui si trova, assicura davanti ai delegati delle Nazioni Unite.

Novità anche per quanto riguarda il negazionismo sull’Olocausto. Sono finiti i tempi in cui Ahmadinejad dal Palazzo di Vetro lanciava le sue provocazioni infiammando. In una intervista alla Cnn arriva la svolta: "E' stato un grande crimine compiuto dai nazisti sugli ebrei", riconosce Rohani. Il nuovo leader iraniano era atteso all'Onu come una star, e non delude le attese, anche se non fa nessuna proposta concreta.

Il riavvicinamento tra Washington e Theran è avvenuto, ma in modo parziale: Obama e il neo-presidente iraniano non si sono incontrati come pure sembrava dovesse accadere. "Troppo complicato per gli iraniani in questo momento", spiega una fonte dell'amministrazione americana. "C'e' stato poco tempo per preparare l'incontro", racconterà dopo lo stesso Rohani. A sorpresa, però, incontra a margine dei lavori dell'Onu, il capo di Stato francese, Francois Hollande, col quale ha un ampio scambio di vedute sulle principali questioni mediorientali.

Nel prendere la parola durante l'Assemblea, il nuovo presidente di Teheran parla con calma, anche se con tono determinato. Ha ascoltato con attenzione le parole pronunciate poche ore prima proprio da Obama, e prova a tendere la mano: "Si può arrivare a un accordo quadro per superare le nostre differenze", afferma. Del resto, spiegherà poi sempre alla Cnn, "sono stato autorizzato a negoziare con gli Stati Uniti direttamente dal leader supremo, l'Ayatollah Ali' Khamenei". Rohani ha anche accennato implicitamente alle sanzioni che colpiscono l'Iran, parlando di «politiche coercitive per l'economia». Il presidente iraniano ha poi affrontato la questione del programma nucleare e ha detto che “deve andare avanti solo per fini pacifici” e che “questo è ed è sempre stato l'obiettivo della Repubblica Islamica dell'Iran”. Rohani ha quindi ribadito il diritto del Paese di portare avanti le tecnologie per l'arricchimento dell'uranio, chiarendo che “è aperto alle negoziazioni in determinate circostanze”. Il presidente ha inoltre parlato della questione siriana, riferendosi ad armi chimiche pericolosamente in mano a «gruppi terroristici».

Se l'Iran passerà dalle parole ai fatti, come chiesto dal presidente Usa, lo si vedrà nelle prossime settimane. Ma l'opportunità storica per una svolta nelle relazioni tra Teheran e il mondo occidentale - come l'ha definita il capo della diplomazia iraniana Mohamad Javad Zarif - potrebbe essere davvero a portata di mano.

Michela Franzone [MORE]