Fantasticherie del cuore
Rivalutare la quaresima nell'era dei social media
La cosa che non si capisce è perché i temi del rinnovamento, del cambiamento, dell’innovazione che proviene dalla rete, non debbano essere commisurati con la verità della Parola che precede ogni cosa. Per alcuni ammodernarsi è spegnere la memoria della storia o ignorare gli spunti di vita sempre attuali che provengono dalle pagine del vangelo. Fa comodo pensare a Cristo come un uomo di alta rappresentatività, vissuto al pari di altri grandi personaggi illuminati che hanno attraversato il cammino dell’essere umano. Niente così indirizzi da seguire; leggi da osservare; principi universali da condividere. Cambiare diventa “murare” ogni atto che abbia radici e basi non sradicabili, pena il crollo dell’edificio dell’umanità. In questi giorni siamo, ad esempio, entrati nella Quaresima. È un periodo legato alla tradizione cristiana o è un qualcosa di più? Interessa forse tutti? [MORE]
Il tempo quaresimale è universale, non legato solo a delle ritualità da onorare o al rispetto di “fioretti” da offrire al Signore, quale titolo purificativo del singolo penitente. Nessuno vieta pratiche del genere, ma è giusto sottolineare l’inconsistenza delle stesse se non accompagnate dall’ascolto della Parola di Dio e dall’obbedienza alla sua Legge. È infatti dovuto essere graditi al Creatore nella sostanza della connessione richiesta e non soltanto nella sua forma esteriore. Leggo sfogliando certuni autorevoli commenti sacerdotali: “Chi vuole essere gradito a Dio ha dieci Comandamenti da osservare e tutto il Discorso della Montagna. L’obbedienza è obbligo di giustizia. Prima viene la Legge della giustizia, poi si vive la legge della Carità, anch’essa per il cristiano legge purissima di giustizia. Per un giovane legge purissima di giustizia è l’osservanza del settimo comandamento”.
Consideriamo per un attimo il percorso quotidiano di un giovane, ma che può essere di ognuno, per meglio capire le parole sante appena riportate. Se chi frequenta la scuola nelle sue diverse articolazioni ignorasse il valore dello studio individuale, non commetterebbe per caso una ruberia? Se vivesse le sue giornate nell’ozio e nell’apatia generale non sarebbe forse nell’ingiustizia? Non andrebbe a minare l’equilibrio familiare e personale? Non tradirebbe il rapporto con il Signore? Potremmo parlare di un vero e proprio scippo che si rifletterebbe in negativo sull’intera società. Chiunque riduca le possibilità di esprimere al meglio le sue potenzialità e i suoi carismi non solo tradirebbe il cielo, ma andrebbe ad inferire un colpo sociale al contesto pubblico e privato di riferimento. È perciò vitale rivedere la propria condotta dinnanzi a mancanze materiali e spirituali.
Il periodo che apre alla Pasqua offre, pur nell’era dei social, questa possibilità. Leggo in proposito: “Chi vuole vivere bene la Quaresima, deve operare una perfetta conversione nella sua vita. Deve passare dall’ingiustizia alla giustizia perfetta. Deve vivere pienamente sia la Legge della giustizia che quella della carità, dell’amore, del perdono, della riconciliazione”. Un messaggio attuale da cogliere, secondo il profeta Isaia, non certo nelle offerte materiali al cielo, ma nel rinunciare a qualunque atto di violenza contro la natura e il prossimo. Chiudono così le note sacerdotali qui riferite: “La Quaresima è tempo particolare di grazia per allineare i nostri pensieri sul pensiero di Cristo, il nostro cuore sul cuore di Cristo, la nostra vita sulla vita di Cristo. È tempo in cui il discepolo impara a fare sua la Via Crucis di Gesù Signore. Tempo seriamente impegnativo”.
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