Cronaca

Ritmi di Festa: la performance dell'Antropologo a Domicilio Paolo Apolito alla Biblioteca Marconi

ROMA, 19 APRILE 2015 – Si è svolta lo scorso giovedì, alla Biblioteca Marconi in via Gerolamo Cardano, una delle performance dell’iniziativa “L’antropologo a domicilio” di Paolo Apolito, nella quale il docente ordinario di antropologia all’Università Roma Tre ha illustrato le tematiche del suo ultimo libro Ritmi di Festa, edito per Il Mulino.

Apolito, che utilizza il linguaggio e l’espressione teatrale per arrivare anche a coloro che normalmente non leggono molto, si è dimostrato uno straordinario performer ed ha illustrato, in circa settanta minuti di presentazione, alcune delle più importanti tematiche trattate all’interno della sua ultima fatica letteraria. A dare il là alla presentazione è stato il racconto di un episodio avvenuto nel pieno della Prima Guerra Mondiale, la notte della vigilia di Natale in Belgio, fra gli eserciti inglesi e tedeschi ammassati in trincea. Nella nera notte di una vigilia di Natale segnata dal conflitto, il levarsi improvviso di un inno natalizio dalle file dell’esercito tedesco sorprese i soldati inglesi che, al termine del canto, decisero di intonarne uno a loro volta, alternando i loro canti con quelli intonati dai soldati tedeschi, fino a trovare le note sulle quali i due eserciti nemici riuscirono ad incontrarsi e a cantare insieme. Dal canto di gruppo alla decisione di non sparare e di celebrare insieme le festività natalizie il passo fu breve e i festeggiamenti, iniziati in una città della frontiera belga, si estesero a macchia d’olio e, nell’arco di qualche giorno, coinvolsero circa diecimila soldati.[MORE]

La festa che coinvolse i due eserciti nemici e che li tenne uniti nonostante i fronti opposti e le diverse bandiere fu un evento straordinario, le cui origini vanno al di là della mera ricorrenza natalizia, perché “l’occasione di festa non è la causa della festa stessa. La causa va cercata in un qualcosa che prima, inizialmente, non c’era fra queste persone ma che, una volta nata, esplode come un magnetismo irresistibile”. La relazione che nasce è interamente basata sul ritmo, su un qualcosa che non si vede ma c’è, perché “noi siamo pieni di ritmo, abbiamo un corpo ritmico, qualunque cosa noi facciamo, la facciamo a ritmo, ma non sono i nostri ritmi ad interessarci, ma quelli degli altri e, agli altri, interessano i nostri e, quando siamo insieme, i nostri ritmi e quelli degli altri tendono ad intrecciarsi”. Il ritmo e la musicalità sono quindi alla base del sentimento di festa, che Apolito paragona ad una matrioska, formata da sentimenti incastrati l’uno nell’altro, ma il cui cuore è “l’abbondanza di umanità. Il piacere agli altri e il piacere che ci danno gli altri”.

Quella del Professor Apolito è stata una straordinaria performance, concentratasi anche e soprattutto sui festeggiamenti avvenuti nei periodi più complessi, bui e caotici della storia dell’umanità e, in particolar modo, anche su quelli avvenuti nei campi di concentramento e di prigionia “perché sono quelli più stupefacenti, quelli che danno l’idea di quanto i ritmi siano fondamentali”. Al centro di tutto, straordinario motore immobile della rappresentazione e della storia intera, il sentimento di festa e la sua musicalità, perché “la festa è il collante che può creare ritmi condivisi e far andare avanti l’umanità”.

Elisa Lepone