Cronaca
Risarcite 17 vittime di tratta per sfruttamento sessuale. Le associazioni: necessaria una legge
L'AQUILA, 9 GIUGNO 2012 – La sentenza è di quelle storiche, seppur passata sottotraccia per effetto di quella che i giornalisti chiamano “notiziabilità”: nei giorni scorsi, la Corte d'assise d'appello dell'Aquila ha riconosciuto una provvisionale immediata – una specie di anticipo su risarcimento danni – di cinquantamila euro a diciassette donne nigeriane vittime di tratta a fine di sfruttamento sessuale.
La decisione arriva a conclusione dell'operazione denominata Sahel, iniziata dai carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale nel 2007 anche grazie alla denuncia di Lilian Salomon (la cui storia vi avevamo raccontato a novembre, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne ed alla quale è stato intestato anche un fondo) e che ha portato nel 2010 all'arresto di ventisei persone, su richiesta della locale Procura distrettuale antimafia, che aveva contestato loro i reati di associazione per delinquere finalizzata alla tratta di esseri umani, riduzione in schiavitù, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, sfruttamento della prostituzione, riciclaggio ed interruzione abusiva di gravidanza. Il gruppo si occupava di tutte le fasi della tratta, dalla scelta delle ragazze in Nigeria - quasi sempre da Benin City, come ricorda Isoke Aikpitanyi (nella foto) ne “Le ragazze di Benin City”, libro che invito a leggere quanti volessero approfondire il tema - fino allo sfruttamento vero e proprio, passando per il viaggio tra Nigeria, Londra, Parigi per poi giungere in Italia.[MORE]
La sentenza che costituisce «un risultato che apre un nuovo scenario: il riconoscimento del diritto al risarcimento del danno per le vittime della tratta di esseri umani», come annuncia l'associazione On the Road – che dal 1990 opera per togliere le ragazze dal marciapiede e dalle mani dei nuovi schiavisti – costituisce uno spartiacque anche per la giurisprudenza.
Questa, infatti, prevede non solo la confisca dei beni dei trafficanti, ma anche che questi vengano riassegnati alle ragazze ed alle associazioni che operano contro il fenomeno della tratta a scopo di sfruttamento sessuale. «Il nostro ufficio legale» - spiega il presidente dell'associazione On the Road Vincenzo Castelli all'agenzia Redattore Sociale - «lavora sul tema del risarcimento del danno con determinazione, perché siamo convinti che la direttiva europea numero 36 del 2001 [concernente la prevenzione e la repressione della tratta di esseri umani e la protezione delle vittime, ndr] possa e debba trovare piena applicazione. Conosciamo bene il dolore di tante giovani donne costrette alla prostituzione da criminali senza scrupoli o di uomini stranieri sfruttati sul lavoro talvolta fino alla riduzione in schiavitù: il risarcimento del danno deve essere un diritto pienamente praticabile». Per questo, continua Castelli, sarà necessario coinvolgere anche il legislatore italiano, anche perché il nostro sistema di protezione sulla tratta, pur essendo considerato dalle stesse associazioni il più avanzato a livello internazionale, ha una legislazione ancora molto debole ed i finanziamenti sono praticamente inesistenti, nonostante siano circa duemila le persone che ogni anno entrano nel programma di protezione sociale per vittime di tratta (grazie al quale si salva in media il 90% delle e dei protetti).
Il tavolo tecnico creato dall'associazione On the Road – che coinvolge magistrati, avvocati, ed associazioni esperte nel rapporto con vittime di tratta – si è riunita ieri per elaborare una bozza di proposta di legge affinché il nostro Paese recepisca quanto prima la direttiva, che nell'articolo 17 definisce come gli Stati membri dell'Unione Europea debbano provvedere «affinché le vittime di tratta di esseri umani abbiano accesso ai sistemi vigenti di risarcimento delle vittime di reati dolosi violenti». In tal senso, specificano dall'associazione, il recepimento non comporterebbe alcun onere economico per lo Stato, essendo nel nostro ordinamento già previsto l'uso dei proventi derivanti dal sequestro e dalla confisca dei beni degli sfruttatori e dei trafficanti.
(foto: http://www.sardegnasolidale.it)
Andrea Intonti [http://senorbabylon.blogspot.com/]