Cultura e Spettacolo

Riproposta su Rai1 la miniserie “Il giudice meschino” diretta dal regista lametino Carlo Carlei

La ricerca della giustizia e della verità domina la miniserie televisiva italiana “Il giudice meschino” andata in onda su Rai 1 in un unico episodio della durata di 120 minuti  in occasione  della Giornata dedicata  alla lotta contro le mafie. Si tratta  di  una produzione RaiFiction,  ispirata liberamente   all’omonino romanzo dello scrittore  calabrese Mimmo Gangemi, e  proposta nel marzo 2014 in due puntate. La regia è firmata    dal lametino  Carlo Carlei affermatosi nel panorama internazionale cinematografico per i suoi  numerosi lavori di alto livello contenutistico ed artistico specie  per il cinema e   la televisione. 

La Fiction, girata a Reggio Calabria, Messina, Villa San Giovanni, Sant’Elia, Palmi, Serro Valanidi, si impernia su una storia immaginaria ma intessuta di fatti di cronaca  autentici anche se non legati a persone realmente esistite. È la storia del pubblico ministero  alla procura di  Reggio Calabria Alberto Lenzi, il quale,  separato dalla moglie e con un figlio di otto anni di nome Enrico, si sveglia  dal torpore, dall’indolenza, dal cinismo,  che lo avevano colpito nell’ultimo periodo della sua vita, e si butta in un frenetico e rischioso lavoro alla scoperta degli assassini del suo collega ed amico Giorgio Maremmi, caduto in un agguato di stampo mafioso mentre  stava indagando  sul traffico illecito di rifiuti tossici

 Da quel momento la  vita di Lenzi cambia completamente  dedicandosi  alla ricerca della giustizia  coadiuvato dal maresciallo dei Carabinieri Marina Rossi (interpretato da  Luisa Ranieri) di cui è innamorato, e dall’ispettore Michele Brighi. Durante il percorso delle  indagini, coordinate dal Pm Giacomo Fiesole, Lenzi viene a contatto con personaggi contraddittori e senza scrupoli che inseguono  il proprio meschino tornaconto  svelando  un pericoloso mondo sotterraneo  che va oltre la ‘ndrangheta.

 Nel corso delle  ricerche, in un primo momento ritenute erroneamente concluse, Lenzi ottiene l’aiuto inatteso di Don Mico Rota, potente boss della vecchia mafia locale, attualmente in prigione, che non condivide i metodi dei nuovi componenti dell’organizzazione criminale specie quelle dell’emergente  boss Pasquale Rezza. Il vecchio padrino, attraverso un linguaggio  sibillino  , orienta nella giusta direzione il magistrato   facendogli scoprire che  gli apparenti omicidi di mafia appartengono in verità ad altri criminali colpevoli di un traffico illecito di  rifiuti tossici e nucleari sotterrati in alcuni terreni della Calabria con deleteri effetti sulla salute dei cittadini.

Lenzi, muovendosi tra l’Italia e la Germania, finalmente  scopre la verità  grazie anche alla collaborazione di Elke Hadler, giornalista tedesca che aveva avuto una relazione con Maremmi. Si conclude  pertanto la fiction   sulla terra di Calabria ricca di bellezze naturali inestimabili ma funestata dalla cattiveria  di gente senza scrupoli che semina distruzione e morte assetata di potere  e di beni materiali.

Il cast, formato Luca Zingaretti, Luisa Ranieri e Gioele Dix,  Maurizio Marchetti, Paolo Briguglia, Gaetano Bruno, Dario Aita e l’attrice tedesca Felicitas Woll, e  ben guidato dal regista Carlo Carlei,  esprime  realisticamente e fluidamente  la narrazione del film, giocata su una eccellente sceneggiatura,  riuscendo a veicolare   valori universali come l’integrità morale, la tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini ma anche altri temi meno felici come il cinismo, l’ipocrisia , la spietatezza del potere senza mai indulgere  a scene raccapriccianti o moralmente troppo spinte  che avrebbero potuto inficiare   l’equilibrato  e limpido susseguirsi delle sequenze filmiche .

Lina Latelli Nucifero

Foto di scena