TeatrOggi: va di scena...
Riparte il teatro in carcere a Catanzaro dopo tre anni di pandemia: un'opportunità per il cambiamento
Si alza il sipario del carcere di Catanzaro dopo tre anni dalla pandemia
Ripartono i corsi di teatro, di scrittura e lettura creativa all’interno del carcere “Ugo Caridi” di Catanzaro, dopo che la pandemia ne aveva impedito la regolare attività.
La neo direttrice della struttura, Dottoressa Patrizia Delfino, ha chiesto la disponibilità di tutto il personale di polizia penitenziaria e l’Area Educativa, oltre che dei volontari impegnati in questa attività di avviare al più presto i corsi, all’interno del teatro stabile, denominato “Jonathan… liberi di volare, liberi di sognare”, nato nel 2017 per volontà della precedente collega Dottoressa Angela Paravati ed il commediografo Mario Sei.
Lo stesso Mario Sei aveva, oltre alla conduzione di diversi laboratori teatrali, realizzato diversi eventi, dal teatro con la rappresentazione di 6 commedie, due delle quali scritte con gli stessi detenuti, oltre all’organizzazione di eventi canori, di musica lirica, presentazione di libri, organizzazione di partite di calcio tra attori e detenuti-attori, tutti eventi tesi a consentire ai detenuti di partecipare attivamente alla realizzazione degli stessi.
La pandemia ne ha impedito purtroppo la prosecuzione, di quella che era diventata una realtà importante all’interno della struttura, ma a distanza di oltre tre anni si riparte e il commediografo Mario Sei, in qualità di assistente penitenziario volontario (ex art. 78), oltre che di membro del coordinamento nazionale teatro in carcere, condurrà un nuovo laboratorio teatrale all’interno del circuito di Alta Sicurezza.
Il teatro in carcere è un forte strumento di cambiamento per gli attori-detenuti, ma rappresenta anche un eccellente strumento a sostegno della legislazione più avanzata che persegue l'obiettivo del reinserimento in società di chi vive l'esperienza del carcere.
La pratica teatrale offre al recluso un duplice sostegno: 1) aiuta a ricordare percezioni e sentimenti offuscati dall'alienazione carceraria, facendone scoprire di nuovi; 2) spinge ad attivare forme essenziali di interazione e di solidarietà, intendendo lo spettacolo come un'impresa collettiva.