Chiesa e Società

Mons. Maniago guida la Diocesi di Catanzaro-Squillace in un cammino di rinnovamento della fede attraverso la preghiera

Sulla Via del Giubileo: gli insegnamenti del Vescovo Maniago e l'invito di Papa Francesco alla riscoperta della preghiera

CATANZARO - Il 2024, su proposta di Papa Francesco, sarà l'anno della Preghiera. Dunque, in preparazione al Giubileo, la diocesi di Catanzaro-Squillace ha predisposto una serie di incontri di preghiera che vedono impegnato il nostro vescovo Claudio Maniago in una sorta di pellegrinaggio nelle foranie di tutta la diocesi.

In questo anno il Santo Padre ci invita a ripensare e a rinnovare la nostra fede; pertanto, nell’incontro che si è svolto ieri nella parrocchia Santa Croce in Catanzaro, il vescovo Claudio Maniago, ha sottolineato: “bisogna ricollocare la preghiera là dove il Signore ce l'ha consegnata e ci dice di usarla in un rapporto che ci pone davanti a Lui”.

“La preghiera”, ci ha esortato il nostro vescovo, “è il più grande atto di fede che possiamo compiere, ovvero rivolgerci a qualcuno che sentiamo presente, aprirgli il nostro cuore, cosa che possiamo fare solo se abbiamo davanti qualcuno; non preghiamo davanti al nulla, abbiamo un Volto a cui rivolgerci ed è il Volto del Signore. È atto di fede poterci rivolgere a Lui e, attraverso di Lui e con Lui, anche a Dio chiamandolo Padre”.

Nel brano ascoltato dal Vangelo secondo Luca 11,1-4, è stata messa in evidenza la relazione filiale che sta alla base della nostra preghiera e che ci spinge a guardare verso Gesù per imitarlo in questa relazione con il Padre, una relazione particolare, fatta di momenti di intimità tra Gesù e il Padre; quante volte abbiamo letto nel Vangelo che Gesù si ritira in disparte a pregare.

Su questo atteggiamento di intimità, che spinge i discepoli a chiedere a Gesù “insegnaci a pregare”, si è soffermato il nostro vescovo:

“Il contenuto della nostra preghiera sta in questa tensione di figli; ecco perché non possiamo pregare se non ci mettiamo prima alla presenza di Gesù”, questo richiede raccoglimento.

“Raccogliersi”, ha continuato Maniago, “vuol dire prima di tutto rendersi conto di essere alla presenza del Signore”.

“Il Padre Nostro”, ha precisato il nostro vescovo, “è per noi una scuola che ci insegna continuamente a pregare. [...] Solo facendo rinascere anche sulle nostre labbra le parole del Signore, Padre Nostro appunto, noi ci rapportiamo con Dio in modo tale da entrare in un rapporto in cui ciò che andiamo a dire rientra in quello che un figlio ha da dire al Padre”.

Alla relazione filiale si aggiunge un'altra relazione che il vescovo Maniago non ha esitato a mettere in evidenza, la fraternità:

“Nel Padre Nostro, in quel ‘nostro’, Gesù ci insegna che noi siamo tutti fratelli e sorelle, nati da un grande amore che è l'amore trinitario, amore che è comunione. E noi siamo destinati ad essere comunione, a vivere l'amore di comunione, che è la fraternità. La via di una fraternità che riempie la nostra vita di relazioni nuove è ciò che il Signore vuole da noi”.


Stefania Tolomeo