Cronaca
Rimini, respinta perché porta il velo: hotel della Riviera nega lo stage a una studentessa
RIMINI, 28 APRILE 2014 – Se porti il velo non puoi fare lo stage, così una studentessa 17enne della provincia di Rimini è stata rifiutata da un albergo della Riviera. Aveva chiesto di poter effettuare un tirocinio di tre settimane presso un hotel di Cattolica, ma dopo un mese è giunta la risposta della direzione all'istituto alberghiero dove studia: la studentessa può svolgere lo stage solo se è disposta a togliersi il velo, poiché gli stagisti devono vestirsi in un certo modo. “Io non lo tolgo – è stata l'immediata risposta della studentessa - mi hanno discriminata ancora prima di vedere le mie capacità e competenze solo per un foulard che è segno irrinunciabile della mia fede e identità culturale".[MORE]
La ragazza, con molto coraggio, ha scelto di denunciare e rendere pubblica la sua disavventura affidandola a un blogger, Brahim Maraad. “Le ragazze che portano il velo non hanno speranze di arrivare alla reception della costa romagnola”, scrive con sdegno il giovane giornalista, dando così voce alla studentessa di origine marocchina.
I genitori della ragazza sono originari di un paese vicino a Marrakech, ma lei è nata in Italia ed è romagnola al 100%. “All’età di sei anni, quando ho cominciato ad andare a scuola ho scelto di indossare il velo, spontaneamente. Un po’ mi sentivo diversa, ma non ho mai subito discriminazioni per questo", racconta la giovane, che compirà 18 anni il prossimo giugno. “Ci sono rimasta malissimo e voglio che la mia storia sia conosciuta perché possa far pensare, perché non accada ad altre mie coetanee. A scuola ci sono altre ragazze che indossano il velo. Chiedermi di toglierlo è come imporre a una persona di togliersi la maglia: si sentirebbe nuda”.
Il direttore dell'albergo, intervistato dai media locali, ha provato a giustificarsi così: “la ragazza non può indossare il velo, così come non accettiamo piercing, orecchini particolarmente vistosi, capigliature stravaganti. Il nostro regolamento è chiaro, la religione non c'entra nulla. Il nostro compito è fare accoglienza. Un cappuccino servito con un sorriso è più buono, con un velo il sorriso non si vede". Ma la studentessa ribatte: “mica indosso il burqa, il mio volto si vede benissimo. E poi avrei indossato un foulard leggero, nero o bianco, come chiedevano per la divisa, con la camicia e i pantaloni. Il velo che indosso non è paragoniabile a un piercing, a una maglia bucata, a un taglio di capelli strano: fa parte del mio modo di essere. Lo indosso da tanti anni, non me lo tolgo per tre settimane di stage”.
Severo e critico il presidente regionale della Federalberghi, Sandro Giorgietti:"E' un errore impedire a questa ragazza di svolgere lo stage, i colleghi hanno sbagliato".
Stefania Putzu