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RIMBAMBAND al teatro Forma: c'è da "scemunire"
BARI, 12 DICEMBRE 2011- ___________ Rimbamband, ovvero band "di rimbambiti", consapevoli di farlo e non di esserlo. Ci fanno ma non ci sono. E, quando ci sono, fanno quello che nel cinema muto faceva Charlie Chaplin però con i rumori di chi zitto non riesce a stare.
A tratti, in questo “RIMBAMBAND SHOW RELOADED”, i “suonaTTori” sembrano l’esponenziale di Tony Curtis e Jack Lemmon in “A qualcuno piace caldo”: quando si scontrano in litigi e poi riprendono a camminare per una strada fatta di cadute, punte di umorismo e poi, di nuovo, cazzotti di umorismo, abbracci di umorismo e, a conclusione sketch, invidie da cabaret.[MORE]
Colpi di pistole a salve per “il rosso pianista bravissimo” -Francesco Pagliarulo- che è proprio bravissimo, tanto da essere incensato e sviolinato continuamente (...ma il violino la Rimbamband non ce l’ha) dal Tullo della situazione. Un Tullo che ci sa fare Michael Jackson in maniera divina e muove quei fianchi in un modo che fa palpitare. Renato Ciardo invece "se la deve tenere”; lui, che non riesce ad esibirsi in ciò che gli riesce meglio: Tony Dallara. Ma poi si prende la rivincita (che spettacolo) dopo innumerevoli censure alla sua performance da parte di Raffaello il calvo (“’stu strùnz”).
A sinistra, fronte pubblico, il sassofonista Pantaleo, uno convintoconvinto, originario non dell’alta murgia dei comici ma della più semplice banda di Capurso. Dal suo sax non se ne distacca fuorché nel momento in cui, pure lui, dovrà schiacciare il piede al rosso pianista (“cud alt strùnz”) .
In fondo al palco, un caparezziano Bruno, di nome e di fatto, che durante l’elegìa dell’amore fatta dal
capo- Rimbamband, si dà una buona e fragorosa “tuzzata” al fianco del suo contrabbasso, mentre capalonga si frusta con le aste da batteria prima di passare al meglio, con il suo peggio (con la parrucca può diventare inguardabile). Sono risate di platea continue.
Lo spettacolo giusto per chi vuole, per una sera, ricercare un angolo per ascoltare musica e ritornare su Lecoq, con mezzolitro di Buscaglione, un grammo di Mozart e pasta musicale in Carosone, quanto basta.
Lo dice pure l’artista Raffaello (non quello vero, ma il Tullo in copia): “Riempire i teatri in questi tempi in cui i soldi si vedono con il binocolo, è un miracolo”. La Rimbamband, conosciuta già attraverso Zelig e gli spazi televisivi di Maurizio Costanzo, ne è consapevole. Per questo il pienone durante i loro spettacoli, è il frutto di una doppia scelta. Perché se a tasche vuote, di contro, risultan piene le poltrone del Forma, un motivo ci dev’essere. Magari ad assistervi c’era pure qualcuno che ha scelto di fare sacrifici per riprendere a ridere un po’. Sarà perchè ne vale effettivamente la pena: meglio che una mangiata di pataterisoecozze. Più o meno.
Anna Ingravallo