Cronaca

Riina e le minacce ai pm del processo Stato-Mafia. Di Matteo rimane al suo posto

PALERMO, 14 NOVEMBRE 2013 - Quelle parole, presumibilmente dette dal carcere di Opera da Totò Riina, e ascoltate, secondo quanto scrive "Repubblica", da un agente penitenziario, sono balzate subito alla cronaca, ed hanno fatto temere per un nuovo stato d'allerta a Palermo. "Di Matteo deve morire. E con lui tutti i pm della trattativa, mi stanno facendo impazzire". "Quelli lì devono morire, fosse l'ultima cosa che faccio", avrebbe detto il boss, in uno sfogo con un detenuto, riferendosi anche ai magistrati Vittorio Teresi e ai pm Francesco Del Bene e Roberto Tartaglia.

Pronto il comitato per l'ordine e la sicurezza, presieduto dal prefetto Francesca Cannizzo, che lunedì si è riunito d'urgenza valutando anche la possibilità di un trasferimento, per Nino Di Matteo e la sua famiglia, in una località segreta. Al momento, però, si è deciso di chiedere solo un maggiore impegno al ministero dell'Interno, dotando forse la scorta di Di Matteo di un "Jammer", dispositivo antibomba capace di bloccare i segnali radio dei telecomandi nel raggio di duecento metri.

Allarmato, per quella che definisce una "chiamata alle armi", il procuratore di Palermo Francesco Messineo, che ha così commentato: "Sulla verità, la fondatezza e la corrispondenza al vero delle minacce pronunciate da Totò Riina nei confronti del Pm Di Matteo, e pubblicate su un quotidiano, preferisco non fornire alcun elemento". "Siamo profondamente allarmati per la pubblicazione della notizia delle minacce" che "sembrano una chiamata alle armi che il boss fa ai suoi contro i magistrati che svolgono questa inchiesta''. "Il passato ci ha insegnato qualcosa e, poichè non vogliamo ripetere le esperienze negative del passato, abbiamo ritenuto di esplicitare questo allarme".

In merito alle misure di sicurezza da adottare Messineo afferma: "Non c'è stata, e non c'è, al momento nessuna prospettiva di trasferimento in una località segreta, per motivi di sicurezza, per il sostituto Di Matteo. Le misure di sicurezza di cui dispone sono già di livello elevato e gli consentono una adeguata possibilità di relazione e di lavoro. Potrebbe casomai esserci un ripensamento sulle misure di sicurezza degli altri magistrati che conducono le indagini sulla trattativa". "In vari contesti processuali relativi ai processi sulle stragi sono state avanzate ipotesi su varie entità esterne che hanno collaborato con Cosa nostra. Nella nostra analisi dei fatti queste minacce, se vere, le abbiamo lette come una copertura ideale per eventuali azioni violente che potrebbero essere compiute da soggetti esterni".

Dal carcere, infatti, secondo quanto riporta "Repubblica", pare che Riina abbia anche parlato di "uno che prima era a Caltanissetta e adesso è a Palermo ", "uno che si dà un gran da fare". Dunque, secondo il comitato per l'ordine e la sicurezza, anche l'attuale procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato, potrebbe essere nel mirino, dato che nei mesi scorsi ha curato a Caltanissetta la revisione del processo per la strage di via D'Amelio.

(Foto dal sito huffingtonpost.it)

Katia Portovenero[MORE]