Cronaca
Rigopiano: indagati ultimi 3 presidenti regione
PESCARA, 16 MAGGIO - Svolta giudiziaria nell'inchiesta dell'hotel Rigopiano travolto il 18 gennaio del 2017 da una valanga che provocò 29 vittime. La Procura di Pescara, infatti, ha messo sotto inchiesta due ex presidenti della Regione Abruzzo, Ottaviano Del Turco e Gianni Chiodi, e l'attuale presidente Luciano D'Alfonso.[MORE]
Tra gli indagati ci sono anche i quattro assessori che, nell'arco degli ultimi dieci anni, si sono susseguiti nella delega di Protezione civile: Tommaso Ginoble, Daniela Stati, Gianfranco Giuliante e Mario Mazzocca, quest'ultimo tutt'ora in carica. I primi ad essere iscritti nel registro degli indagati, tre mesi dopo la tragedia, sono stati il presidente della Provincia di Pescara, Antonio Di Marco, il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, il tecnico comunale Enrico Colangeli, Bruno Di Tommaso, gestore dell'albergo e amministratore e legale responsabile della societa' "Gran Sasso Resort & SPA", Paolo D'Incecco e Mauro Di Blasio, rispettivamente dirigente e responsabile del servizio di viabilita' della Provincia di Pescara.
Il 23 novembre scorso a questi nomi si sono aggiunti quelli di altre 17 persone. I reati ipotizzati dal procuratore capo di Pescara Massimiliano Serpi e dal sostituto Andrea Papalia, vanno, a vario titolo, dal crollo di costruzioni o altri disastri colposi, all'omicidio e lesioni colpose, all'abuso d'ufficio e al falso ideologico, alla rimozione o omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro.
"Ci siamo svegliati questa mattina con una bellissima notizia. E' quello che noi diciamo dall'inizio: sul nostro profilo Facebook abbiamo sempre scritto che questo è un omicidio di Stato. Sono coinvolti Regione, Provincia, Prefettura e Comune: a questo punto sono chiare a tutti le responsabilita'". Cosi' Gianluca Tanda, presidente del Comitato vittime di Rigopiano, commenta l'iscrizione di presidenti della Regione e assessori nel registro degli indagati nell'inchiesta sulla tragedia dell'Hotel Rigopiano.
"Dopo mesi di lotta abbiamo ottenuto quello che volevano noi e quello che anche agli occhi degli italiani era palese: i veri responsabili. Li abbiamo tutti". Così Giampaolo Matrone, il pasticciere di Monterotondo sopravvissuto alla tragedia dell'Hotel Rigopiano, commenta la notizia dei nuovi indagati. Matrone, che è rimasto invalido dopo 60 ore passate sotto cumuli di macerie e neve, a Rigopiano ha perso la moglie Valentina Cicioni di 32 anni, infermiera al Policlinico Gemelli di Roma.
Preferiscono al momento non rilasciare dichiarazioni il presidente della Regione Abruzzo Luciano D'Alfonso e l'exgovernatore Gianni Chiodi. Questo filone di inchiesta riguarderebbe in particolare la mancata realizzazione della carta di localizzazione dei pericoli da valanga. Un aspetto più volte evidenziato e denunciato dai difensori del sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, finito nel registro degli indagati tre mesi dopo la tragedia.
"Oggi un raggio di sole ha colpito i nostri cuori lacerati dal dolore. Era ciò che ci aspettavamo, una risposta dallo Stato contro una parte di esso che non ha funzionato e garantito i principi sanciti dalla Costituzione ai suoi cittadini. Ora non ci aspettiamo processi sommari , ma solo verità e giustizia. Quella vera e che nasce da quella parte buona e sicura dello stato che funziona". Così il Comitato vittime di Rigopiano commenta la la notizia dei nuovi indagati.
"Questa volta non devono passarla liscia" scrive invece sul suo profilo Facebook Alessio Feniello, padre di Stefano, una delle 29 vittime. Il ragazzo, originario di Valva (Salerno) era in vacanza a Rigopiano per festeggiare il compleanno con la fidanzata, Francesca Bronzi, sopravvissuta. Il nome di Stefano due giorni dopo la valanga era stato erroneamente inserito in una lista, comunicata dalle autorità ai familiari, relativa a cinque persone che sarebbero dovute arrivare vive in ospedale.
Emanuela Salerno
Fonte immagine: redazione Info Oggi