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Riforma Senato, l'accordo nella maggioranaza è in tre emendamenti. E la Lega ne presenta 82 milioni

ROMA, 23 SETTEMBRE 2015 - Tre emendamenti al disegno di legge Boschi su elettività dei senatori, funzioni del Senato e giudici costituzionali fanno ritrovare la pace all’interno del Partito democratico, almeno sul tema della riforma costituzionale. Nella notte la maggioranza ha trovato un accordo e stamani ha presentato tra emendamenti a firma Anna Finocchiaro. Al termine della mediazione la minoranza dem compie un passo indietro sugli emendamenti al comma 5 dell'articolo 2, ma raggiunge l’obiettivo di far eleggere dai cittadini coloro che andranno a comporre il Senato una volta superato il bicameralismo perfetto.

Infatti, l’emendamento presentato dispone che i futuri senatori saranno eletti dai consigli regionali “in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi”. In pratica l’elettore voterà con due preferenze: una è per scegliere il consigliere regionale, l'altra per designare chi dovrà poi entrare nel listino dei candidati senatori da far votare dal consiglio regionale. Inoltre torna al Senato la scelta di due giudici della Corte Costituzionale, mentre la Camera eleggerà gli altri tre. [MORE]

Restano ancora dubbi sul Titolo V, la parte della Costituzione sulle autonomie locali, e sulle funzioni del presidente della Repubblica, secondo alcuni così indebolito da non poter garantire il fondamentale equilibrio tra i poteri: il rischio è di avere un capo dello Stato eletto dai voti di una Camera saldamente in mano al governo grazie al premio di maggioranza dell’Italicum.

L’intesa è riuscita tuttavia a placare i malumori all’interno del Partito democratico. “Gli elettori scelgono i senatori: questo è il principio costituzionale, i dettagli si vedranno come giusto nella legge elettorale. È un bel successo del Pd e spero che in questo clima nuovo tutti assieme e senza più strappi si possa lavorare ancora per perfezionare la riforma”, commenta Pierluigi Bersani, tra i primi ieri a ventilare la possibile intesa. A parlare di "mediazione degna" è il senatore Vannino Chiti, esponente della minoranza dem: "Gli emendamenti presentati, frutto di un confronto e lavoro comune nel Pd, sono positivi. Esprimono una ritrovata unità nel partito e consentono un impegno unitario sui temi delle riforme e dell'azione di governo. Sono soddisfatto che si sia raggiunta una mediazione degna: i senatori saranno sindaci e consiglieri regionali, ma saranno i cittadini a sceglierli".

Tuttavia, se i senatori ribelli ritirano gli emendamenti relativi al comma 5 dell'art 2 “oggetto dell'accordo”, precisa il senatore Pd Miguel Gotor, “restano gli emendamenti relativi ad altri commi dell'art. 2 in attesa della decisione del presidente Grasso, come forma di rispetto istituzionale e personale nei suoi riguardi. Spetta infatti alla seconda carica dello Stato stabilire l'ammissibilità o meno degli emendamenti presentati dalle forze politiche, compresi quelli della minoranza dem. Un tema sul quale per il momento la maggioranza non vuole soffermarsi più di tanto: "C'è tempo, vediamo. Gli emendamenti si presentano e si ritirano. Intanto abbiamo lavorato sui testi", il commento del ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi.

Dalle opposizioni arrivano invece una valanga di emendamenti al ddl. Forza Italia ne ha presentati 1.173 emendamenti, Sel 60mila, il M5s 210, 160 sono quelli dei fittiani di Conservatori e riformisti. Ma il record spetta alla la Lega: il senatore Roberto Calderoli ha depositato in Senato 82.730.460 emendamenti. Per stamparli saranno necessarie 824 tonnellate di carta. E se il senatore del Carroccio va orgoglioso del suo "guinness", la provocazione non va giù alla maggioranza: «Gli 83 milioni di emendamenti presentati da Calderoli francamente mi sembrano una caricatura della democrazia, e anche un'offesa alla funzione parlamentare”, attacca la presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, Anna Finocchiaro. Ancora più duro il sottosegretario alle Riforme, Luciano Pizzetti: “E’ il regno dell'assurdo, aboliamo Calderoli", commenta l’esponente del governo.

Ma per l’esecutivo non sembrano finire le fibrillazioni. Sono passate poche ore dall’intesa che il coordinatore dell’alleato di governo Nuovo centro destra rilancia sulla necessità di modificare l'Italicum per dare il premio di maggioranza non alla lista, ma alla coalizione: “Un sistema che bandisce le coalizioni la cultura liberale, cattolica e laico moderata”.

Tiziano Rugi