Politica

Riforma legge elettorale: dal Porcellum all'Italicum di Renzi, ecco cosa cambia

ROMA, 21 GENNAIO 2014 - La legge elettorale in Italia è oramai questione vecchia, una sorta di cult del dibattito politico che da parecchi anni, troppi, pur venendo indicata a più riprese come la causa di tutti i mali, resta sempre tale e quale.

Come noto, la legge al momento in vigore è il cosiddetto “Porcellum” (“legge Calderoli”, n.270 del 21 dicembre 2005) un nome che gli fu affibbiato dallo stesso ideatore, quel ministro Calderoli che la definì, senza troppa vergogna, «una porcata».

Basato su un sistema proporzionale, ovvero la percentuale di parlamentari eletti corrisponde più o meno, (e in quel “più o meno” si gioca la partita) alla percentuale di voti ricevuti, il “Porcellum, in sostanza, prevede: il blocco delle liste (tradotto non si possono esprimere preferenze con i candidati che vengono stabiliti dai partiti); nessuna soglia di sbarramento per decretare un vincitore. Ma se alla Camera viene previsto un ampio premio di maggioranza (55% dei seggi) su base nazionale, le cose cambiano, e parecchio, per quanto riguardo il Senato. Qui, infatti, la “legge Calderoli” assegna tale premio su base regionale, dove il numero di seggi varia per ogni singola circoscrizione.

Non è un caso, dunque, se dopo l’ultima tornata elettorale il Pd si è ritrovato in netta maggioranza a Montecitorio, diversamente da palazzo Madama dove i numeri non gli garantivano una stabilità tale da poter governare. D’altro canto, funzione del sistema elettorale dovrebbe essere proprio quella di assicurare ai vincitori una solida maggioranza in Parlamento.

Ma tant’è, la storia attuale ci dice che si è giunti alla formazione di un governo di larghe intese, che il 4 dicembre del 2013 la Corte Costituzionale ha sentenziata l’incostituzionalità di tale legge, e che nonostante tutti i proclami fatti negli ultimi anni, col “Porcellum” sono stati eletti gli ultimi tre parlamenti. Reclamata così dall’opinione pubblica, invocata da tutte le forze politiche, inclusa quella parte di centrodestra che, assieme alla Lega Nord, nel dicembre del 2005 l’approvò, in questi giorni, con la veemente azione del neosegretario del Pd, Matteo Renzi, la riforma della legge elettorale sembra essere giunta ad un punto di svolta.

Cosa prevede di diverso il nuovo modello di sistema elettorale già battezzato dallo stesso Renzi col nome di “Italicum”? Il sistema resta proporzionale e basato su mini liste bloccate di sei candidati per ogni circoscrizione. Vince le elezioni chi raggiunge il 35% delle preferenze e che consentirà di ottenere in aula un premio di maggioranza tra il 53 ed il 55% dei seggi. Nel caso in cui le cose andassero diversamente, ovvero nessuna delle coalizione raggiunge la soglia del 35% dei consensi, la proposta di Renzi prevede il doppio turno, ovvero si ritorna al voto dopo 15 giorni in modo da avare una maggioranza certa tra le due coalizioni sfidanti.[MORE]

Per quanto riguarda le soglie di sbarramento, la percentuale è fissata all’8% per i partiti che decidono di presentarsi da soli, mentre è al 5% per quelli che fanno parte di una coalizione. Ma il modello “Italicum”, ed è il suo vero nodo cruciale, rientra in un quadro che prevede la modifica dell’art. V della Costituzione, con l’abolizione del Senato che diverrebbe un’aula delle autonomie i cui membri non sono eletti dai cittadini, non percepiscono indennità e non influiscono sull’operato del governo o delle attività parlamentari.

(Immagine da corriereweb.net)

Giovanni Maria Elia