Cronaca

Ricoveri nel Salento, una straordinaria quotidianità

LECCE, 17 GENNAIO 2014 - «Una straordinaria quotidianità». Con queste parole il direttore del 118, Maurizio Scardia, e il direttore del Pronto soccorso del “Vito Fazzi” di Lecce, Silvano Fracella, hanno descritto la situazione verificatasi in questi giorni nei nosocomi salentini.

Molti pazienti, infatti, sono rimasti in attesa di ricovero momentaneamente sistemati su delle barelle in corsia, tant’è che, per l’ospedale del capoluogo, la Asl ha disposto una misura di conversione temporanea di otto posti letto di dermatologia in medicina al fine di tamponare la situazione. [MORE]

Le cause di questa annosa condizione sono ben note e sono da ricercare nella drastica riduzione di posti letto imposta dalla Regione per il contenimento della spesa pubblica prevista dall’ormai famoso “Piano di rientro sanitario”.

È quantomeno paradossale il paragone con le regioni del nord che hanno deliberato recentemente un aumento dei posti letto per i pazienti che arrivano da fuori regione, dando vita a quello che viene tristemente definito “turismo sanitario”.

Una delle tante stranezze del sistema, non certamente imputabili alle Asl, per cui a livello locale si riducono i posti letto per contenere le spese, ma nel contempo si sborsano migliaia di euro per i ricoveri fuori regione.

«Non è il 118 a determinare l’affollamento del Pronto soccorso – afferma Scardia – perché il flusso che ci riguarda è pari a circa il 15%, tutto il resto è fatto da utenti che autonomamente si recano lì e nella maggior parte dei casi si tratta di codici bianchi e verdi. Semmai il problema è inverso: è l’affollamento a creare un imbuto che crea ritardi agli operatori del 118 che arrivano in Pronto soccorso e non possono sbarellare subito. L’attesa per l’autoambulanza arriva, a volte, anche a un’ora e mezzo. Le criticità – continua – che si creano per la carenza dei posti letto si spiegano facilmente: da un lato incide il taglio dei posti letto, dall’altro la necessità di maggiori prestazioni da parte dei medici di base. Questa è l’unica strada possibile per non dover constatare continuamente lo stato di allerta. Come 118 stiamo cercando di distribuire i pazienti su tutti i nosocomi, fermo restando che non possiamo prescindere dalla patologia e, quindi, portarli lì dove possono trovare cure appropriate. I pazienti neurologici, quelli che devono fare l’angioplastica primaria, è chiaro che devono essere portati a Lecce».

Gli fa eco Fracella: «Ho segnalato al direttore del Fazzi, Gianpiero Frassanito, l’emergenza posti letto e si è interfacciato con il direttore sanitario della Asl, Ottavio Narracci, che ha dato l’autorizzazione a convertire, provvisoriamente, otto posti letto di dermatologia per la medicina generale. Con queste misure tampone riusciamo a barcamenarci. Si determinano, in Pronto soccorso, attese per il ricovero che oscillano dalle 24 alle 36 ore. Si tratta – prosegue – dei ricoveri in Medicina e Geriatria, perché per gli altri reparti non ci sono problemi. Ritengo che stiamo scontando il prezzo del taglio dei posti letto e di una rete sul territorio che non è stata fatta partire contestualmente alla chiusura degli ospedali. Come pure sono convinto della necessità di ripensare la medicina di base perché altrimenti qualsiasi richiesta, anche la più banale, viene rivolta al Pronto soccorso».

Una straordinaria quotidianità che non fa altro che abusare sempre più della pazienza dei malcapitati degenti e degli stessi operatori sanitari. Una straordinaria quotidianità che non fa altro che aumentare la tensione e il nervosismo. Una straordinaria quotidianità che, di questo passo, andrà sempre di più a rasentare i limiti del collasso dell’intero sistema.

(foto: http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/)

Massimo Alligri