Cronaca

Ricerca Aldai: troppo pochi i manager in Italia, solo il 3,74% rispetto alla media UE

MILANO, 27 DICEMBRE 2013 - L’Italia non è un Paese per giovani manager. È quanto emerge da una ricerca condotta da ALDAI, Associazione Lombarda Dirigenti Aziende Industriali, che conta 17.000 associati e fa parte di Federmanager.

Nel 2012 nella Penisola solo il 27% dei manager aveva meno di 40 anni. Nei maggiori Paesi del Vecchio Continente i giovani manager trovano più spazio: sono il 28% in Germania, il 31% in Spagna e in Gran Bretagna, il 37% in Francia e il 43% in Polonia. Secondo i dati ALDAI, poi, in Italia i dirigenti nel settore privato con meno di 40 anni sono solo il 12% del totale. [MORE]

Non deve meravigliare quindi che fra le grandi economie continentali lo Stivale abbia la più alta concentrazione di manager senior, dai 50 ai 64 anni: sono 41 ogni 100, contro il 35% in Germania, il 34% in Spagna e Gran Bretagna e appena il 30% in Francia. La media UE si attesta al 33%.
In sostanza l’Italia conta solo 2 manager junior ogni 3 senior, mentre il rapporto è di quasi 1 a 1 in tutti maggiori Paesi e nell’intero continente.

La Penisola, rivela la ricerca ALDAI, offre poi poche opportunità alle donne, che costituiscono solo il 24% dei giovani manager (fino a 39 anni), contro il 37% dell’Unione Europea.

In generale, fra le maggiori economie, l’Italia ha il primato negativo della minor presenza di donne manager, meno di 4 ogni 100 lavoratori (3,7%). In Germania sono il 4,5%. In Spagna il 5%. Il 7,4% in Francia e ben il 10,8% in Gran Bretagna.

“Il quadro italiano risente della stagnazione degli ultimi anni, che ha colpito l’intero sistema produttivo. Molte multinazionali, per esempio, si sono trasformate da aziende produttive a pure filiali commerciali”, osserva Francesco Soletti, Vice Presidente ALDAI. “Negli ultimi anni in Italia sono stati pochi i giovani nominati dirigenti e nel contempo le aziende hanno spesso ridotto il personale, a cominciare proprio dai livelli alti. Dato che compito principale del dirigente è quello di promuovere, coordinare e gestire la realizzazione degli obiettivi aziendali attraverso quei poteri di disposizione, coordinamento e controllo di cui è investito, vien da sé che per garantire la piena efficienza delle aziende in una realtà complessa e sempre più competitiva come quella che viviamo ci sarebbe bisogno di un maggior numero di Dirigenti. Purtroppo l’Italia è al quartultimo posto in Europa come percentuale sugli occupati, con un rapporto che si attesta a 3,74 contro una media EU 27 di 6,07”.

“Inoltre, in generale l’Italia non favorisce i giovani di talento, che spesso fanno carriera solo andando all’estero. Il nostro sistema produttivo perde così un ulteriore enorme patrimonio di capacità, competenze ed energie”, aggiunge Soletti, “Occorre una svolta radicale che punti sulla consapevolezza del fatto che sono le persone a determinare i successi e gli insuccessi. Che sono le persone valide, quelle capaci di guidare un’azienda o una struttura di essa verso il successo a fare la differenza in un mercato competitivo. Oggi l’Italia ha bisogno di più persone di questo genere. Bisogna puntare sul merito, sull’alto apprendistato e anche su un ricambio generazionale.

“Studio, competenze e impegno devono trovare un giusto riconoscimento nelle imprese da subito, perché i Dirigenti, e i giovani in particolare, portano in dote energie, entusiasmo e una spinta al cambiamento: tutti elementi chiave per rilanciare il nostro sistema produttivo”, aggiunge Soletti.

L’Italia, ricorda l’analisi ALDAI rappresenta il 3,3% della produzione mondiale, è l’ottava potenza industriale del pianeta e la seconda in Europa dopo la Germania. Per produzione manifatturiera pro-capite è la quinta economia globale.

Steve Jobs una volta disse: "L'innovazione distingue tra un leader ed un seguace". Per essere competitivi dobbiamo mantenere le eccellenze che abbiamo e svilupparne di nuove. Un mondo che cambia velocemente, incessantemente proponendo sempre nuove sfide non vuole follower, ma leader. Se vogliamo competere con successo in Europa e nel mondo, abbiamo bisogno di più dirigenti: preparati, giovani, con le giuste energie ed entusiasmo che serve a vincere le nuove sfide.

Notizia segnalata da Chiara Tiraboschi