La strada della vita

Riccardo Camarda: “l’Adolescenza è soltanto un’equazione!”

Questa è la seconda chiacchierata, che riporto per InfoOggi, con uno dei “miei” fantastici adolescenti: Riccardo Camarda.

Il 23 febbraio scorso Riccardo ha avuto il privilegio di esporre le sue idee, su un tema da lui definito “profezia dell’adolescenza”, sul palco di TEDxYouth@Roma, e il 29 marzo è stato invitato come speaker a UNINTSpeech Roma 2019, presso l’aula magna dell’Università degli Studi Internazionali.

Pur avendo solo 16 anni, Riccardo ha messo a punto una “formula per il cambiamento” rivolta agli adolescenti. Il suo sogno è intervenire nelle scuole e parlare con i suoi coetanei per spiegare la sua ricetta, sperando che accolgano i suoi consigli e modifichino le loro abitudini.

Antonia: Ciao Riccardo, ben tornato! Ho visto che stai facendo diversi interventi e conferenze per diffondere la tua “Profezia dell’Adolescenza”: ti sta tanto a cuore questo argomento, vero?

Riccardo: Ciao Antonia, che piacere ritrovarti! Ti ringrazio per questa domanda. Assolutamente sì, ci tengo tantissimo: sono un adolescente e proprio per questo sento di dover fare da portavoce delle idee dei miei coetanei. In tanti mi ringraziano per quello che faccio, pertanto so di avere una grande responsabilità. Ho in programma di parlare direttamente ai ragazzi in diverse scuole superiori. Credo che le cose possano migliorare: e se questo cambiamento non parte da noi, da chi dovrebbe partire?

Antonia: Questo ti fa onore. Se ben ricordo, l’altra volta avevi parlato di una formula che secondo te gli adolescenti dovrebbero applicare per sfuggire a quelle che tu chiami le “trappole mentali” di questa età.

Riccardo: Esattamente. Per mesi ho cercato di individuare una formula che riassumesse i concetti chiave, i principi che considero essenziali per attivare il cambiamento. Alla fine li ho espressi con questa equazione:

F = (R + C + D) x A²

Antonia: Immagino che ogni lettera indichi una “variabile esistenziale”.

Riccardo: Sì, proprio così. F, il risultato della formula, rappresenta la parola “felicità”. Noi adolescenti stiamo totalmente dimenticando il suo significato: sin da piccoli impariamo che l’adolescenza è l’età dell’insicurezza, delle paure, dei tormenti, di quella vulnerabilità che ci porta a chiuderci in noi stessi. Non è davvero così, ma a furia di sentircelo dire finiamo anche noi per crederci. Penso che l’adolescenza sia un’età bellissima, quel “volo di farfalla” a cui tu hai dedicato il titolo del tuo libro: noi adolescenti abbiamo il dovere, e non solo il diritto, di provare a raggiungere la felicità, di rincorrerla. E se non ci muoviamo subito la distanza tra la vita che facciamo e quella che vorremmo diventerà troppo, troppo grande e non riusciremo a colmarla!

Antonia: Come pensi di raggiungere questo obiettivo?

Riccardo: Sommando la R di ritmo con la C di creatività e la D di differenza generazionale, e moltiplicando il risultato per il valore di A, simbolo del nostro atteggiamento, elevato al quadrato.

Il ritmo è per me una questione importantissima. La musica mi ha insegnato che, in una canzone o in un brano, senza il ritmo giusto non ci può essere emozione, bellezza. Non ascoltiamo una canzone se non ci piace il suo ritmo.

Noi adolescenti abbiamo un concetto di ritmo sbagliato, perché viviamo in un mondo frenetico, dominato dalla velocità. Internet ci ha abituato ad avere e ottenere tutto subito: dal prodotto che ordino su una piattaforma online alla risposta a un messaggio WhatsApp. Io nelle mie conferenze faccio sempre questo paragone: il ragionamento di noi millenials è paragonabile a un fast food. Caspita, proprio noi italiani! Proprio noi che viviamo con orgoglio il valore del made in Italy in quanto sinonimo di buono, bello e ben fatto, dovremmo sapere che il cibo di qualità non si trova nei fast food, che i pensieri e le idee innovative non si producono in un batter d’occhio! Allora dobbiamo rallentare, fermarci, sostare, prendere fiato, viaggiare a un ritmo più umano: il mondo è più veloce di noi e non possiamo pensare di sfidarlo in una gara di corsa, perché perderemmo.

Alla variabile ritmo dobbiamo sommare quella legata alla creatività. Ne ho già parlato nel precedente articolo: gli adolescenti non sognano più. Questo, secondo me, dipende molto dall’influenza che i social network hanno su di noi. Quando entriamo in un social, in un istante perdiamo la nostra identità individuale a favore dell'appartenenza: ci sentiamo parte di un gruppo che propone le stesse cose che interessano a noi, mettiamo like ai post a cui tante persone hanno già espresso la loro approvazione. In poche parole, seguiamo la massa. Questo si ripercuote anche sulla nostra vita reale nella quale, inconsapevolmente, cadiamo appunto nelle trappole mentali tese dalla società: mode, tendenze, condizionamenti degli influencer. Nessuno è più in grado di andare contro corrente. In questo senso, il mio è un appello per cambiare atteggiamento. Dobbiamo imparare a confrontarci e a scambiarci idee, ad avere un pensiero diseguale e a differenziarci dagli altri. “Distinguersi per non estinguersi!” è il mio motto personale, che cerco di condividere con quanti più ragazzi è possibile.

La lettera D sta per differenza generazionale. Vi immaginate se ci fosse una collaborazione reciproca tra le generazioni, in cui ognuno mettesse a disposizione dell’altro le proprie esperienze e conoscenze? Io tutto questo me lo sono già immaginato: sto lavorando per renderlo concreto.

C’è un distacco troppo grande fra la nostra generazione e quella precedente: questo gap deve essere colmato.

Nella formula, la somma di tutte queste componenti va moltiplicata per A², cioè per il quadrato della variabile atteggiamento. Senza il giusto atteggiamento continueremo a vivere terrorizzati dal futuro, dall'incertezza. Dobbiamo imparare a vivere il presente e a guardare al futuro con ottimismo, se vogliamo vincere questa angoscia.

E poi dobbiamo imparare a rimanere soli con noi stessi in modo consapevole. Le statistiche, gli studi, i sociologhi sottolineano come i dispositivi digitali, che promettono di connetterci col mondo e di creare relazioni praticamente infinite, in realtà ci stiano portando a un isolamento prima intensivo, poi compulsivo e infine ossessivo; pian piano, vediamo diminuire le interazioni spontanee e sincere nella vita reale e, immersi in una realtà in cui le fake news sono all’ordine del giorno, arriviamo a non fidarci più di nessuno, a non riuscire a distinguere ciò che è vero da ciò che non lo è. Paradossalmente, navighiamo in rete per sfuggire alla solitudine e invece ci troviamo segregati.

Questo è un problema notevole che richiede un radicale cambio di atteggiamento: dobbiamo avere cura della nostra solitudine, non temerla ma viverla come un'opportunità per conoscersi a fondo e trasformarla in un’occasione piacevole per cercare il contatto, la connessione “reale" con gli altri, giorno dopo giorno.

Dobbiamo cambiare: non servono grandi rivoluzioni, bastano piccole modifiche quotidiane al nostro atteggiamento per far sì che l'adolescenza non sia quella famosa “età delle passioni tristi” di cui molti esperti parlano. L'atteggiamento è il fattore di cambiamento più importante, per questo motivo la A è al quadrato.

Antonia: Un consiglio pratico?

Riccardo: Il cambiamento dipende solo da noi. Dobbiamo perseguire il risultato di questa formula in qualsiasi momento: mentre ci stiamo annoiando a morte e non sappiamo cosa fare o mentre aspettiamo il tram la mattina, mentre prepariamo la tavola o mentre ascoltiamo la musica. Non importa in quale momento, ma DOBBIAMO, dobbiamo risolvere l’equazione! Abbiamo il dovere di accendere la luce e vedere finalmente tutto ciò che sinora abbiamo semplicemente abbiamo ignorato. Molti di noi ce l’hanno fatta, altri come me ci stanno provando… ma io sono convinto che tutti ce la possiamo fare.

Questa è la formula per cambiare le cose: RISOLVIAMOLA INSIEME!

Antonia:Giusto per curiosità, prima di lasciarti andare, una domanda per le tue giovanissime  lettrici: sei fidanzato?

Riccardo: Ahah, domanda a sorpresa! No, attualmente sono single, vengo da una relazione finita qualche mese fa… libero come l’aria! J

Antonia Caprella.


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