Cronaca
Reporters sans Frontières: la "regressione brutale" nel 2014 della libertà di stampa
ROMA, 12 FEBBRAIO 2015 – Secondo l’annuale classifica curata da Reporters sans frontières (Rsf), la libertà di stampa ha subito nel 2014 una «regressione brutale» nei due terzi dei 180 Paesi monitorati dall'organizzazione non governativa.
Per il segretario generale di Rsf Christophe Deloire, il «deterioramento globale» è da ricercarsi in una serie fattori congiunti, dalle operazioni terroristiche dello Stato islamico e di Boko Haram, che «si comportano come despoti dell'informazione», al generale aumento dei conflitti armati.[MORE]
«Da Boko Haram all'Isis - si legge nel rapporto presentato oggi -, attraverso i narcotrafficanti o la mafia, il modus operandi per bloccare la stampa è lo stesso: paura o ritorsioni».
Le prime posizioni della classifica mondiale, stilata in base a indicatori come il livello di abusi e l’indipendenza dei media o l’autocensura, sono occupate dai Paesi scandinavi: al primo posto, per il quinto anno consecutivo, troviamo la Finlandia, seguita da Olanda e Norvegia.
Tra i Paesi più pericolosi per gli operatori dell’informazione, figurano l’Eritrea (180° posto), la Corea del Nord (179°), il Turkmenistan (178°), la Siria (177°) e la Cina (176°). Quanto ai Paesi dell'Unione Europea, l’ultimo posto va alla Bulgaria (106°); gli Stati Uniti si trovano invece al 49esimo posto (in regresso di tre posizioni), mentre la Russia al 152°.
In merito all’Italia, essa indietreggia dal 49º posto alla 73ª posizione: dal rapporto emerge che «La situazione dei giornalisti italiani è peggiorata drammaticamente nel 2014», poiché vittime di numerosi attacchi intimidatori da parte delle organizzazioni mafiose, nonché di processi per diffamazione abusivi.
Domenico Carelli
(Foto: rsf.org)