Politica
Renzi, patto di governo con la maggioranza: «Insieme fino al 2018 e legge elettorale entro l'anno»
ROMA, 11 NOVEMBRE 2014 - L’obiettivo è il 2018, ovvero portare avanti la legislatura fino a fine mandato. Questo l’intento principale emerso nel vertice di ieri sera a Palazzo Chigi, tra il premier Matteo Renzi e i partiti di maggioranza.
«La maggioranza – si legge nel documento finale dell’incontro – ritiene fondamentale che l’orizzonte temporale del governo sia unicamente quello della scadenza naturale della legislatura. Votare prima del 2018 sarebbe un errore e una sconfitta inaccettabile per tutti». D’altronde, durante il lungo vertice, il presidente del Consiglio avrebbe più volte ripetuto di non voler andare al voto anticipato.
L'accordo sull'Italicum
Dunque, avanti tutta fino al 2018 con idee ed obiettivi chiari, ovvero: legge elettorale, riforme costituzionali, riforma del lavoro e delega fiscale. In ordine, appunto, lo snodo più delicato è quello della riforma elettorale. A tal proposito, la paventata ipotesi che Forza Italia non rispetti il famoso “patto del Nazareno”, non sembra spaventare il premier Renzi, il quale, piuttosto, ha rilanciato aprendo ai partiti più piccoli. L’idea proposta ieri, durante il vertice, prevede un cambio sostanziale sulla soglia di sbarramento nell’Italicum, abbassata al 3%. Di fatto viene dunque accolta la richiesta avanzata dagli alleati.
Inoltre, sul premio di maggioranza, è stato condiviso l’impianto della riforma elettorale «prevedendo l’innalzamento della soglia ai fini del successo al primo turno. Al di sotto del 40% si svolgerà il turno di ballottaggio. Il premio di maggioranza assegnerà 340 deputati alla lista vincitrice». L’accordo prevede anche che «il 40% dei capilista dovrà essere rosa» e che «i candidati saranno scelti con il metodo delle preferenze, a eccezione dei capilista individuati dalle forze politiche per ciascuna delle circoscrizioni che saranno almeno 75 e non più di 100. I capilista non saranno candidabili in più di dieci circoscrizioni». Delineati anche i tempi: dopo il via libera al Senato entro dicembre l’Italicum dovrà essere licenziata entro febbraio alla Camera.
Riforma Costituzionale e Jobs Act
Altro tema essenziale è la riforma costituzionale. In questo caso «la riforma costituzionale – si legge sempre nel documento firmato ieri – dovrà essere calendarizzata in Aula alla Camera entro il 10 dicembre 2014 e approvata entro il gennaio 2015, per poi procedere alla nuova lettura al Senato nei due mesi successivi. L’impianto approvato dal Senato l’8 agosto è condiviso e rappresenta il riferimento sostanziale della azione della maggioranza anche alla Camera, con possibili miglioramenti, ma senza stravolgimenti».
Come in precedenza detto, altro punto discusso e approvato nel vertice di ieri sera, è il più volte discusso Jobs Act, che, a quanto pare, entrerà in vigore il primo gennaio dell’anno prossimo.[MORE]
Questo nero su bianco quanto previsto e stabilito ieri dal premier Renzi e dalla sua maggioranza. Piena soddisfazione naturalmente da parte del Ncd che tra l’altro ha annunciato con Gaetano Quagliariello che si unirà a breve con l’Udc e Pi, per «il nucleo di una forza politica più grande» ha affermato il senatore. Adesso sarà importante capire come si muoverà Silvio Berlusconi che al momento sembra essere escluso del tutto dai giochi. Ieri sera il premier Renzi ha ribadito più volte un concetto: “le riforme si fanno con chi ci sta”. Un messaggio che ha un destinatario ben preciso: Forza Italia. Berlusconi è avvisato.
(Immagine da infosannio.wordpress.com)
Giovanni Maria Elia