Rende, politici e 'ndranghetisti a capo della città bruzia: dieci arresti, cinque 'eccellenti'
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RENDE (CS), 23 MARZO 2016 -
RENDE (CS), 23 MARZO 2016 – Cinque politici ai domiciliari nel comune di Rende, con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, voto di scambio e corruzione, ai quali si aggiungono altri quattro esponenti della cosca ‘ndranghetista “Lanzino-Luà”. [MORE]È scattata stamane all’alba l’operazione della Dda di Catanzaro che ha eseguito l'arresto di dieci persone fra le quali spiccano quello di Sandro Principe (Pd) ex sindaco di Rende, già sottosegretario al lavoro e già consigliere regionale; di un altro ex sindaco della stessa cittadina cosentina Umberto Bernaudo; l’ex consigliere provinciale Pietro Ruffolo; Rosario Mirabelli ex consigliere regionale e l’ex consigliere comunale di Rende, Giuseppe Gagliardi.
Il primo, stando alle dichiarazioni rese dagli inquirenti, sarebbe stato uno dei principali interlocutori del clan Lanzino Ruà, egemone nella provincia di Cosenza, ma pare che Principe non sia stato l’unico politico ad aver probabilmente barattato voti in cambio di favori, con la cosca di ‘ndrangheta. Su richiesta dei Pm Vincenzo Luberto e Pierpaolo Bruni, ai domiciliari sarebbero infatti finiti i già citati consiglieri, tutti dell'area del centrosinistra. Per i magistrati avrebbero costituito quel solido "intreccio politico/mafioso" da cui penderebbero gli appuntamenti elettorali dal lontano 1999 al 2014. Per gli inquirenti la dinamica è stata semplice: in cambio dell'appoggio nelle urne, il clan avrebbe ottenuto nel tempo appalti e favori come ad esempio l'ipotetico affidamento in gestione di locali pubblici comunali, la presunta assunzione di soggetti indicati dal clan nelle municipalizzate e la probabile promessa dell'erogazione di fondi pubblici per una cooperativa creata da un esponente di spicco della cosca, per gestire l'area mercatale di Rende. In sostanza, la Rende Servizi, dopo essere divenuta una “municipalizzata”, avrebbe garantito uno stipendio al luogotenente del clan, Michele Di Puppo, al boss Ettore Lanzino, e ad altre persone vicine alla cosca mafiosa, in cambio dell’appoggio elettorale in occasione delle consultazioni del 2009, vinte dal Centrosinistra. Un analogo scambio di favori per gli inquirenti avrebbe tentato di condizionare anche l'esito delle ultime elezioni amministrative nel 2014, per il rinnovo del consiglio comunale di Rende. In quell'occasione, a rivendicare più danaro sarebbe stato uno dei personaggi al vertice del clan, che dal carcere avrebbe ordinato ai suoi l’ammontare che i politici avrebbero dovuto riconoscere al clan in cambio dei voti, insoddisfatto dei pregressi introiti che la cosca stessa aveva ottenuto. I particolari dell’operazione sono stati chiariti durante la conferenza stampa che si è tenuta presso la Procura della Repubblica di Catanzaro, alle ore 11.00, alla presenza dei vertici della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro.
Luna Isabella
(foto Infooggi)
Luna Isabella
(foto da infooggi)