Politica
Reichlin racconta Enrico Berlinguer
BARLETTA, 25 APRILE- A raccontare e ricordare a trent’anni dalla sua scomparsa Enrico Berlinguer, ieri pomeriggio è stato Alfredo Reichlin, principale collaboratore del segretario del Partito Comunista Italiano ed ex direttore negli anni Sessanta de “L’Unità”.[MORE] L’incontro, che si è svolto nel cuore del rinascimentale Palazzo della Marra, è stato organizzato dall’associazione ViviBarletta e da Laboratorio Democratico, con il patrocinio del Comune di Barletta e Provincia BAT. Diverse sono state le partecipazioni che hanno sentito il dovere di richiamare alla mente quelli che sono stati gli anni in cui il PCI raggiunse il suo massimo storico grazie a Berlinguer, primo tra tutti il sindaco della città Pasquale Cascella, la vice direttora del Corriere del Mezzogiorno Maddalena Tulanti, gli onorevoli del PD Enzo Lavarra e Gero Grassi, Gilda Binetti, e infine, l’attore teatrale Manrico Gammarota che ha prestato la voce nella lettura di una delle pubblicazioni più famose del segretario comunista, la questione morale.
L’ex direttore dell’Unità, tornato ieri pomeriggio in quella che è la sua città nativa, ha spiegato l’importanza nel mantenere vivo il ricordo di Enrico Berlinguer, soprannominato “il più amato” negli anni Settanta e tutt’oggi ricordato sotto un’ammirevole fascio di luce. Il coraggio nell’esprimere le proprie idee e l’abilità nel possedere una visione lungimirante dell’azione politica, racchiudono la singolare modernità che apparteneva al segretario del Partito Comunista Italiano. Berlinguer era un uomo che faceva della responsabilità un vero e proprio dovere, ricorda Reichlin. Egli era consapevole della crisi politica che il nostro paese stava vivendo e insieme ad Aldo Moro avrebbe voluto attuare il compromesso storico. Lui e il presidente della Democrazia Cristiana, seppur con visioni politiche differenti, avvertirono gli stessi problemi e si incontrarono su questo.
Con l’assasinio di Moro e la morte di Berlinguer si conclude così un’era, sottolinea Reichlin, e termina la Prima Repubblica; il Partito Comunista Italiano crolla e diventa determinante il Partito Socialista che cambia radicalmente sotto la guida di Craxi. La Seconda Repubblica invece, continua l’ex direttore, non è ancora cominciata e non inizia con l’avvento del berlusconismo, perché viviamo in un continuo decadimento politico iniziato l’8 giugno del 1984.
È dunque arrivato il momento di perpetuare il suo sogno, quello di una politica italiana fondata su uguaglianza, solidarietà, libertà e che sia il più vicina possibile al popolo italiano.
Enrico Berlinguer non è morto l’8 giugno del 1984 su quel palco a Padova. La sua determinazione e lungimiranza lo hanno reso oltre che il più amato, un uomo immortale.
Arianna Crudele