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Regno Unito: sospensione del Parlamento ritenuta "illegale"

LONDRA, 24 SETTEMBRE - La Corte Suprema britannica, oggi Martedì 24 settembre alle 10:30 locali, dopo tre giorni di audizioni, ha decretato che la decisione del Primo Ministro Boris Johnson di sospendere il parlamento fino al 14 ottobre, è"illegale". Il verdetto è stato raggiunto all’unanimità dal collegio degli 11 giudici che hanno ritenuto che la sospensione sia motivata dal desiderio di "ostacolare il Parlamento", hanno concluso quindi che è "illegale e senza effetto". 

"La decisione [di Boris Johnson] di consigliare a Sua Maestà di prorogare il Parlamento era illegale perché aveva l'effetto di frustrare o impedire al Parlamento di svolgere le sue funzioni costituzionali senza una giustificazione ragionevole", ha dichiarato Brenda Hale, presidente della Corte Suprema britannica. 

John Bercow, presidente della Camera dei Comuni, ha chiesto l'immediata ripresa delle attività parlamentari. "Nel giungere alla loro conclusione essi, [i giudici] hanno rivendicato il diritto e il dovere del Parlamento di riunirsi in questo momento cruciale per esaminare l'esecutivo e chiedere giustificazioni ai ministri" - ha affermato Bercow- “In quanto incarnazione della nostra democrazia parlamentare, la Camera dei Comuni deve incontrarsi senza indugio e, a tal fine, ora consulterò urgentemente i leader deipartiti".

Il leader laburista britannico Jeremy Corbyn ha esortato Johnson a rivedere la sua posizione e chiedere nuove elezioni. Incontrandosi a una convention nazionale con i delegati del Partito il laburista Corbyn, ha affermato che il Labour è pronto a formare un nuovo governo.

Il capo del Partito Nazionale Scozzese, Joanna Cherry, ha aggiunto che Johnson dovrebbe farsi da parte a causa della decisione della Corte Suprema. "La sua posizione è insostenibile e dovrebbe avere il coraggio, per una volta, di fare la cosa giusta e dimettersi".

Boris Johnson ha appreso la notizia della sentenza del tribunale a New York, dove attualmente partecipa al vertice sul clima e all'Assemblea generale delle Nazioni Unite. 

Luigi Palumbo