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Regione Calabria incapace di trattenere i suoi migliori giovani laureati
A due anni dall’avvio del cosiddetto “Programma Stages”, con tanto di pomposa cerimonia di consegna dei Voucher avvenuta il 25 luglio 2008 nell’Auditorium “Nicola Calipari” di Palazzo Campanella, con interventi di personaggi autorevoli tra cui Carmela Vircillo Franklin, direttrice dell’American Academy in Rome (“Comincia il viaggio dei migliori giovani laureati calabresi” intitolava la Gazzetta del Sud il 25 luglio del 2008), ci troviamo noi vincitori del voucher a tirare le somme di questa esperienza e a dover, purtroppo, constatare un’amara realtà.[MORE]
Partiamo dal bando: uno dei requisiti richiesti dall’art. 2 del bando di selezione pubblica per l’assegnazione di 250 voucher formativi nell’ambito del “Programma Stages” (L.R. n°8/2007 e art. 3 L.R. n°26/2004) era l’impegno a riportare la propria residenza in Calabria “entro un mese dall’avvio effettivo dell’attività formativa” per quei giovani che l’avevano trasferita altrove. Soprattutto, il regolamento sugli stages (approvato con deliberazione dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale n° 49 del 9 luglio 2007) ai punti 1.1.2 e 1.2.1 dichiarava espressamente che l’iniziativa non prevedeva alcun obbligo di assunzione finale, ma dichiarava altresì che l’obiettivo era quello di “attrarre e trattenere risorse umane essenziali e necessarie per lo sviluppo del tessuto sociale ed economico della Regione Calabria”; tutto ciò ha inevitabilmente creato in noi vincitori del voucher un’aspettativa, per lo meno di progettualità da parte della Regione Calabria.
Nessuno avrebbe mai immaginato che dopo due anni di residenzialità sarebbe stato beffato con una “pseudo” soluzione basata su un contratto per un anno da 10.000 euro lordi e per di più incerto perché lasciato alla discrezionalità degli Enti (art. 10 della L R. n°23/2010). Si pensava con cognizione di causa che la Regione Calabria programmasse successivamente delle attività finalizzate non solo a trattenere i suoi “migliori giovani laureati” ed a farli contribuire così effettivamente allo sviluppo socio-economico della propria terra, ma anche a raccogliere i frutti delle risorse spese in questi due anni di formazione. Ipotesi non certo utopistica considerati gli ingenti importi di fondi comunitari che potrebbero essere impegnati in simili progetti o iniziative piuttosto che rimanere puntualmente inutilizzati.
I politici calabresi tante parole hanno speso e continuano a spendere sull’emorragia dei cervelli calabresi che si deve a tutti i costi frenare, ma dopo aver chiuso le porte in faccia ai “migliori giovani laureati calabresi” quanto a lungo continueranno a decantare capacità ed iniziative volte ad arginare la fuga dei cervelli dalla Calabria? Siamo oggi degli strumenti attraverso cui potrebbero mostrare la loro coerenza, concretezza e reale capacità ed invece continuano ad improvvisare su di noi confronti con Anci, Upi e rappresentanti degli Enti Locali, per scaricare una paternità, quella del nostro Programma Stages, ormai divenuta scomoda a campagna elettorale ultimata, che di fatto è sempre e solo stata del Consiglio e della Giunta Regionale.
La nostra selezione è avvenuta solo su criteri meritocrati, forse è per questo che le nostre istanze non vengono accolte e difese? Dov’è la meritocrazia che i politici fanno credere di voler perseguire?
Il Governatore Scopelliti nel mese di Luglio ha avviato accordi con due Università di prestigio per l’avvio di una Scuola di alta formazione e l’attivazione di due Master rivolti ai giovani calabresi dichiarando che l’obiettivo è quello di “limitare la cosiddetta fuga dei cervelli” e dare “la possibilità a qualche giovane di rientrare nella propria terra”. Ci chiediamo: “Come può fare una Scuola di formazione trattenere i cervelli in fuga se poi non si prevedono reali e concrete possibilità di rimanere a lavorare per la propria terra? Ha senso per Calabria investire tempo e denaro su iniziative che poi non raggiungono gli obiettivi prefissati? Ed è giusto prendere in giro, e continuare a farlo, i migliaia di giovani brillanti laureati che spinti dalla volontà di rimanere nella propria terra sperano nella correttezza e serietà di una iniziativa? Ad Oggi ci sentiamo strumentalizzati ed ingannati dalla nostra Regione.
Molti di noi forse andranno via dopo questa esperienza, magari a mettere a disposizione di altri territori la formazione ricevuta, con l’amarezza di essersi ancora una volta sbagliati a credere nella possibilità di un cambiamento della proprio terra. Ma soprattutto ci chiediamo in che modo potremmo mai accogliere una nuova iniziativa della nostra Regione con lo stesso entusiasmo con cui abbiamo accolto quella che ci ha riguardato? Ecco come si costruisce la sfiducia nelle Istituzioni.
GLI STAGISTI