Cronaca
Reggio Calabria, arresti e sospensioni per 11 medici: errori coperti falsificando cartelle cliniche
REGGIO CALABRIA, 21 APRILE 2016 – L’inchiesta 'Mala Sanitas' della procura di Reggio Calabria rivela uno scenario inquietante all’interno della sanità reggina.[MORE]
Aborti procurati colposamente, partorienti ferite o maltrattate, bambini resi invalidi dalle mani dei medici, interventi mal riusciti nascosti da cartelle cliniche false redatte ah hoc. Secondo le indagini della Guardia di Finanza, nei reparti di Ostetricia e Ginecologia, di Neonatologia e di Anestesia degli "Ospedali riuniti" di Reggio vi sarebbe stato un sistema di copertura illecito, messo in atto in occasione di errori commessi in interventi su singole gestanti o pazienti, per evitare di incorrere nelle responsabilità soprattutto giudiziarie.
L’inchiesta è stata avviata in seguito ad una serie di denunce per il decesso di due neonati, per casi di lesioni procurate a bimbi e per maltrattamenti alle partorienti nel presidio ospedaliero "Bianchi-Melacrino-Morelli", gli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria, principale azienda sanitaria di Reggio Calabria. Per ordine del gip Antonio Laganà, quattro medici sono finiti ai domiciliari e altre sette persone risultano indagate a piede libero perché accusate a vario titolo di falso ideologico e materiale, interruzione di gravidanza senza consenso ed altri reati. Misure cautelari risultate in arresti domiciliari per Alessandro Tripodi e Pasquale Vadalà, rispettivamente primario ed ex primario dell'Unità operativa complessa di Ostetricia e Ginecologia degli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria. Gli altri due medici arrestati sono Daniela Manuzio e Filippo Luigi Saccà.
Sospesi dall'esercizio della professione per 12 mesi i medici Salvatore Timpano (in servizio a Ostetricia e ginecologia fino al 28 Febbraio 2015); Francesca Stiriti (Ostetricia); Maria Concetta Maio (responsabile "Ambulatorio di neonatologia" nell'Unità di Neonatologia); Antonella Musella (Ostetricia e Ginecologia); Luigi Grasso (medico anestesista all'Unità operativa di Anestesia fino al 31 dicembre 2012); Annibale Maria Musitano (direttore dell'Unità operativa di Anestesia fino al 30 giugno 2013); e l'ostetrica Pina Grazia Gangemi (Ostetricia e ginecologia). Il procuratore Cafiero De Raho ha spiegato che a far scattare le indagini sono stati i contenuti di alcune intercettazioni telefoniche disposte nell'ambito di un'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia su persone presumibilmente vicine alla cosca di 'ndrangheta dei De Stefano.
Gli atti sono poi passati alla Procura ordinaria che ha disposto altre intercettazioni e in parallelo ha ricevuto conferme da dichiarazioni delle pazienti e degenti, acquisendo la documentazione sanitaria e disponendo consulenze tecniche. Secondo gli investigatori il contenuto delle conversazioni intercettate ha rivestito "un'importanza decisiva e dirimente nella misura in cui la falsità in atto pubblico contestata emergeva con palmare evidenza nel rapporto e nella discrasia esistente tra ciò che è stato attestato fittiziamente in cartella e ciò che, di contro, il personale sanitario coinvolto ha realmente visto e compiuto durante la fase del parto e/o della degenza e/o dell'intervento chirurgico cesareo svoltosi presso il reparto di Ostetricia e Ginecologia degli Ospedali Riuniti".
Ulteriori e più dettagliate indagini hanno evidenziato un sistema di copertura illecito che secondo l'accusa sarebbe stato condiviso e alimentato da tutta la clinica ospedaliera, sistema promosso per sgravarsi delle conseguenti responsabilità, in occasione di errori medici commessi nell'esecuzione di interventi sulle singole gestanti o pazienti.
Così il procuratore Federico Cafiero De Raho a Sky: "Le famiglie dei pazienti non potevano accorgersi di quanto succedeva, perché anche quando il paziente era stato intubato erroneamente risultava tutto regolare e anche quando mancava l'ossigeno tutto ufficialmente sembrava a norma. Il malato non avrebbe mai potuto sapere ciò che era avvenuto, noi solo con le intercettazioni abbiamo capito quello che avveniva e siamo andati a verificare la cartelle cliniche. Il diritto alla salute è uno dei diritti fondamentali alla persona – continua il magistrato -, si spera che vengano rispettati i valori fondamentali, invece molti si muovevano per coprire: c'è qualcosa di molto grave nel settore e anche in chi doveva controllare e non controlla, il sistema dei controlli va modificato".
Luna Isabella
(foto da webmarte.tv)