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"Beginners", il film ammutolito dalla distribuzione
NAPOLI, 27 MARZO 2012 - The Artist ha vinto (ovunque), viva The Artist. Ed il muto. Ma la gemma nascosta di questi Oscar, di luce sottaciuta, era piuttosto un film sul mutismo che attanaglia nella paura d'amare: Beginners, di Mike Mills, produzione indipendente di un regista all'opera seconda, dopo Thumbsucker: il succhiapollice. Se il film francese ha fatto rumore con un unico, silenzioso cameo del cinema americano delle origini, Beginners sconta dal punto di vista mediatico la scelta di aver puntato su di una defilante quiet disperation, molto English way e poco statunitense. Ne vien fuori un'opera non esattamente accattivante, ma d'intelligente malinconia e di visività anche più audace rispetto ai pluripremiati degli Academy Awards. Un coraggio dimesso che si dovrebbe amare senza paura, ma che in Italia è stato distribuito solo per l'home video.
Il film si apre su Oliver (Ewan McGregor alla prova di maturità) in stile "ho messo via", intento a svuotare un appartamento da scatoloni e ricordi accumulati nel corso di una vita. Si tratta della casa del padre Hal (Christopher Plummer, Oscar come migliore attore non protagonista), che la voce fuori campo di Oliver avvisa essere morto da poco, di tumore, a distanza di qualche anno dalla morte della madre. Film sui morti? Semmai, sui vivi che non sanno vivere: Hal, che dichiara la propria omosessualità solo dopo la morte della moglie, Oliver "inscatolato" nell'amarezza del lutto e nel ricordo della reticenza familiare; Anna (Mélanie Laurent), la giovane attrice girovaga di cui Oliver s'innamora, della serie l'amour en fuite.[MORE]
Film sullo svuotamento, che parte dall'ellissi interiore per disegnarsi come affaticata ricostruzione delle voci - e delle immagini - di dentro, Beginners si compone di un raffinato sfalsamento dei piani temporali, teso ad assecondare la coscienza fluttuante di Oliver, disegnatore di copertine per album, proprio come Mills, ex graphic designer di Beck, Beastie Boys e Sonic Youth. In questo senso, l'opera trascorre come una mobile "arte del sogno" in stile Gondry, che sembra ripiegare sulla sensibilità iconica e giocare con il mut(ism)o fuor da citazionismi e stereotipi. Il cagnolino di Oliver, compagno inseparabile, fa da contraltare alla bestiolina che abbaia, ma non morde, di Jean Dujardin, con spiritosi sottotitoli funzionali alla maggiore intelligenza emotiva del cane rispetto al protagonista: animale fedele che sa amare, e far amare, diventando il collante della relazione con Anna. Il blocco dell'illustratore che impedisce a Oliver di confezionare un artwork di gradimento della band cliente, è in realtà una loquacità estenuata per immagini, che porta il protagonista a far confluire la propria mestizia nei disegni sul posto di lavoro: l'immagine racconta, ancora. Le sporadiche invasioni di diapositive, che interpolano come sottotitoli al contrario (l'immagine commenta il testo, e non viceversa) la voce fuori campo di Oliver, sono un'implicita scarnificazione del cinema, senza kinema, senza movimento: eppure, in grado di "parlare".
Così, il primo incontro tra Oliver ed Anna ad una festa in maschera vede quest'ultima rinchiusa giocosamente in un silenzio obbligato, causa laringite: ma la temperatura della comunicazione tra i due è elevatissima – col sottotitolo dello sguardo, verrebbe da dire. Guardare è la prima ricerca dell’altro: la prima ricerca dell’amare. Plummer, nei panni di Hal, è l’infrazione del silenzio, la parola che viene alla luce scomodamente, con dolore abbacinante. La sua confessione di omosessualità è l'azzardo di un “beginner” solo in apparenza fuori tempo massimo. Il film comincia con l'assenza di Hal, a dipartita già avvenuta, ma non a partita avvenuta: quella del cinema, dialogo dell'immagine - anche muta - ripetibile all’infinito, resta aperta, così come quella di Oliver, il cui dolore ha la labilità di un frame. Il fluire sereno del padre verso la morte, tutto in flashback, sembra impregnato di una vivificante consapevolezza, sospesa a metà tra la fiction e la riflessione del mezzo cinematografico su sé stesso: aver vissuto – anche se tardi; continuare a vivere – nel flusso, parlante, del cinema.
Lo stridore tra mutismo dei personaggi ed immagine muta, tra l’icona senza voce – come Anna – e la pronuncia ininterrotta di un’espressione intima, viene soffusa nell’avvolgente colonna sonora, per lo più frutto della collaborazione di Dave Palmer e Roger Niell con Brian Reitzel. È un livello di creazione cinematografica che appare molto più artistico rispetto al muto sotto i riflettori: l'autobiografismo di Hollywood in stile Hazanavicius è più patinato di quello intensamente lirico di Mills (il cui padre fece davvero coming out all'età di 75 anni) ma non altrettanto ispirato. Non ditelo a Los Angeles, però: farebbe troppo rumore.
Titolo originale: Beginners
Regia: Mike Mills
Interpreti: Ewan McGregor, Christopher Plummer, Mélanie Laurent, Goran Visnjic, Kai Lennox, Mary Page Keller, Keegan Boos, China Shavers, Melissa Tang
Origine: USA, 2010
Distribuzione: Universal Pictures
Durata: 105'
Antonio Maiorino