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"Re della terra selvaggia", crudo realismo che diviene magico negli occhi di una bambina
Re della terra selvaggia, opera prima del regista Benh Zeitlin, dopo aver vinto il Gran Premio della giuria al Sundance Film Festival 2012 e la Camera d’Or al 65esimo Festival di Cannes, ha ricevuto 4 nomination all’Oscar (per miglior film, miglior regista, miglior attrice protagonista e miglior sceneggiatura non originale). Il film, tratto dall'opera teatrale Juicy and Delicious di Lucy Alibar che ha scritto la sceneggiatura assieme al regista, è stato girato con una piccola troupe professionale e l'aiuto dei residenti di Montegut, in Louisiana, interpretato da attori non professionisti e realizzato con un budget limitato. E’ uscito nelle sale italiane il 7 febbraio.
“Tutto l’universo si regge nell’incastro perfetto di tutte le cose, se riesci ad aggiustare un pezzo rotto tutto può tornare come prima”, recita Hushpuppy in un dialogo ininterrotto con la natura - cieca, spietata, muta - in un racconto che si muove ed è mosso dalla ricerca di una ridefinizione dello stupore primordiale del cucciolo d’uomo che, dominato dalle forze della natura, sviluppa forze di adattamento e comprensione, ponendosi al centro del mistero cosmico, desiderando di farvi risuonare all’interno la propria anima, di accordare i propri strumenti di conoscenza a quel canto universale. Un film estremo, ma anche lirico, magico, sulla necessità di combattere la natura nel tentativo di appropriarsene, costruito sul filo fra realtà e fantasia, con un ritmo cadenzato che mai si perde o si allenta nei cambi di ambiente e situazioni, veicolato in modo serrato dall’immaginario di Hushpuppuy il cui occhio scruta, descrive, trasfigura, reinterpreta la torbida realtà della palude in una favola dai colori imprevisti e cangianti.
Hushpuppy è una bambina di sei anni che vive, assieme al padre Wink, nella comunità bayou Bathtub, che si trova nelle paludi del profondo sud della Louisiana, una zona chiamata anche "grande vasca" per le continue alluvioni che avvengono a causa dei cicloni.
Wink scopre di essere gravemente malato e cerca quindi di preparare la figlia ad affrontare la vita senza di lui. Il suo desiderio è che Hushpuppy non abbandoni la sua terra, ma ne diventi un giorno la regina, anzi il Re, come recita il titolo del film, la creatura più forte.[MORE]
Il film inizia con inquadrature di Hushpuppy che porta all'orecchio piccoli animali per ascoltarne la “voce”, che mangia pesci freschi con le mani e si muove libera in un luogo selvaggio, inospitale, dal sapore di melma e di fango, in grado di percepire con i suoi cinque sensi tutte le suggestioni della natura.
E’ significativo, a sostegno di questa operazione, l'uso della macchina a mano che trasporta lo spettatore al centro dell'azione e degli ambienti, aumentando l’empatia con la natura selvaggia che Hushpuppy rende propria alleata attraverso il racconto fantastico.
La realtà - incredibilmente cruda e ostica ma descritta in modo poetico - è quella di un mondo che non conosce regole di civiltà; solo l’apprezzamento per il lato più misterioso della natura ne costituisce il profondo elemento di fascinazione. Lo scopo del film è quello di metterlo in risalto, pur partendo dalla sua cieca crudeltà.
Impossibile non percepire, non fare caso all’imponente superiorità di valore attribuita alla brutalità della natura rispetto a quella della realtà civilizzata. La vita in condizioni bestiali e precarie, che ha il colore del fango, selvaggia, è resa fascinosa dal racconto ma ancor di più dallo stacco visivo con cui la si contrappone agli alti grattacieli grigi, immersi nel grigio, alle luci al neon, verdi e fredde, dell’ospedale, luogo innaturale da cui Wink fugge portando via con sé la figlia e attorno al cui nucleo narrativo ruotano parabole importanti pregne di significato, molto esplicite.
"Quando uno di noi si ammala lo facciamo tornare alla natura, quando uno di loro si ammala lo attaccano a un muro con dei tubi" . Le cure imposte dai medici sono sevizie innaturali mentre le sevizie della natura possiedono una ineluttabile giustizia e fatalità che le fa risuonare in accordo con il canto del creato.
Non è elemento di poco conto il fatto che Hushpuppy e Wink non siano attori professionisti, motivo per cui la commistione fra realismo crudo e dimensione favolistica funziona ancora meglio, la favola è veicolata direttamente dal corpo e dal volto di Hushpuppy, diventando una dimensione fisica, un luogo di archetipi, pur attraverso elementi di reinterpretazione e trasfigurazione infantile, dando al film un sapore visionario, eccentrico, da outsider, ma non pretenzioso, non manieristico; la regia mantiene tutti gli elementi in gioco all’interno di un ritmo: il flusso di coscienza di Hushpuppy, voce fuori campo che osserva la realtà e la traduce in simboli ora magici ora poetici a seconda della propria diversa ispirazione e in modo ancor più forte come conseguenza delle necessità che richiedono capacità di adattamento e superamento delle sofferenze imposte dalla natura.
“Quando tutto è silenzio vedo ciò che mi ha creato volare intorno in pezzettini invisibili, quando mi sforzo per vederli se ne vanno via, ma quando tutto si calma io li vedo qui vicino a me e vedo che sono anch’io un pezzettino di un grande, grandissimo universo e così tutte le cose tornano a posto”.
Titolo originale: Beasts of the Southern Wild
Interpreti: Quvenzhané Wallis, Dwight Henry, Levy Easterly, Gina Montana, Lowell Landes, Pamela Harper, Jonshel Alexander, Nicholas Clark
Origine: USA, 2012
Distribuzione: Satine Film e Bolero Film
Durata: 93'
(nella foto Quvenzhané Wallis/Hushpuppy)
Gisella Rotiroti