Cronaca

Rapporto Silent Killers: in Europa due morti ogni ora per il carbone

MILANO, 12 GIUGNO 2012- Un titolo emblematico quello del rapporto stilato da Greenpeace, Silent Killers, e un dato allarmante, che non può lasciare indifferenti: ogni anno in Europa i fumi prodotti dalle centrali a carbone uccidono 22.300 persone. Qualcosa come 240 mila anni di vita perduti, adducibili all’elevatissimo inquinamento cui, giorno dopo giorno, lavoratori e abitanti dei luoghi incriminati sono condannati. [MORE]


Lo studio commissionato dall’associazione e realizzato dagli esperti dell’Università di Stoccarda, analizza, Paese per Paese, i casi di decessi prematuri e ne indaga le cause, giungendo a rintracciare una nettissima correlazione di causa-effetto tra l’esposizione agli scarichi delle centrali a carbone e le letali conseguenze sulla salute dei soggetti in questione. Solo in Italia nel 2010 le emissioni hanno provocato la morte di 521 persone, sebbene su questi dati troppo spesso si taccia, con ogni probabilità per non arrecare alcun danno economico alle principali società che amministrano le attività del settore. Un esempio non casuale può essere quello dell’Enel, che secondo il rapporto sarebbe la quinta peggiore compagnia a livello europeo per quanto concerne tutela dei dipendenti e impatto ambientale. Se si guarda difatti a tutti gli stabilimenti di proprietà dell’azienda in Europa, e soprattutto se considerano anche le attività della Slovenské Elektrárne, controllata da Enel per il 66%, ci si imbatte in un dato agghiacciante: solo nel 2010 alla compagnia sarebbe imputabile la perdita di un totale di 11.660 anni di vita.


Dopo la diffusione dei dati da parte di Greenpeace non tarda ad arrivare la reazione di Enel, che in una nota si difende: “Le centrali termoelettriche Enel in Italia e nel mondo operano con emissioni al di sotto delle soglie fissate dalle autorità competenti. I dati che diffonde Greenpeace sono estrapolazioni del tutto arbitrarie. Sono basate su un astratto fattore di rischio che non considera il reale contributo delle centrali rispetto a tutte le fonti di inquinamento che incidono sulla qualità dell'aria. Secondo i dati Ispra, alle centrali termoelettriche italiane è attribuibile meno dell'1% delle polveri sottili, che derivano principalmente dagli impianti di riscaldamento e dai trasporti. Circa metà dell'energia elettrica che il gruppo produce è priva di qualunque tipo di emissione, compresa l'anidride carbonica".


Oltre ai presunti danni già arrecati all’ambiente e all’uomo ciò che sembra preoccupare gli esperti chiamati in causa per questo studio è la realizzazione di altri stabilimenti in cantiere da cui conseguirebbe il dilagare di un fenomeno di per sé già allarmante. Per questa ragione si chiede alla Commissione europea di intervenire per tutelare la salute dei cittadini: nello specifico si propone di fissare per il 2030 nuovi obiettivi vincolanti di sviluppo delle fonti rinnovabili e di abolizione dei gas serra, così da implementare l’efficienza energetica. Un cammino difficile, cui però resta legata la sopravvivenza di migliaia di persone.

Emmanuela Tubelli