Economia
Rapporto Confcooperative: sarebbero 3,3 milioni i lavoratori in nero
CATANZARO, 31 GENNAIO - La crisi ha spinto il lavoro nero a livelli record costringendo tante persone ad accettare qualsiasi impiego, anche per pochi euro. Secondo uno studio realizzato dal Censis per Confcooperative, infatti, le imprese ricorrono sempre più al lavoro irregolare per ridurre il costo del lavoro del 50% ed oltre mettendo spesso fuori mercato le aziende che operano nella legalità. [MORE]
Non solo, questa condizione mette anche una grave ipoteca sul futuro dei lavoratori lasciandoli privi delle coperture previdenziali, assistenziali e sanitarie generando un’evasione contributiva stimata in 10,7 miliardi ed un’evasione complessiva pari a 107,7 miliardi calcolando anche i buchi dell’Iva (36 miliardi), dell’Irpef (35) e dell’Irap (8,5).
Le false cooperative, spiega il presidente di Confcooperative Maurizio Gardini, "sfruttano oltre 100.000 lavoratori, qui fotografiamo un'area grigia molto più ampia che interessa tantissime false imprese di tutti settori produttivi che offrono lavoro irregolare e sommerso".
All'espansione del lavoro sommerso "ha contribuito in maniera prevalente l'occupazione dipendente (+7,4%)", mentre sul fronte dell'occupazione regolare " la componente indipendente che, in termini relativi, ha subito un maggiore ridimensionamento (-3,7%)", prosegue lo studio Censis-Confcooperative. Sul piano territoriale, riguardo all'incidenza del lavoro irregolare sul valore aggiunto regionale, "Calabria e Campania registrano le percentuali più alte (rispettivamente il 9,9% e l’8,8%), seguite da Sicilia (8,1%), Puglia (7,6%), Sardegna e Molise (entrambe con il 7,0%)", conclude il focus
Giuseppe Sanzi
(fontte immagine palermo.gds.it)