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Rapporto 2012 della Corte dei Conti: la logica emergenziale rallenta l'economia

ROMA, 5 GIUGNO 2012. – Presso la Sala della Lupa della Camera dei Deputati, è stato presentato dal Presidente della Corte dei Conti Luigi Giampaolino, il Rapporto 2012 sul Coordinamento della Finanza Pubblica, redatto per l’esame dell’equilibrio dei bilanci operato dagli enti locali nel rispetto del Patto di stabilità interno, e l’analisi del contenimento del debito che impegna le Amministrazioni al rispetto del vincolo in materia di indebitamento nella gestione della cosa pubblica . [MORE]


Il rapporto 2012 sul Coordinamento della Finanza Pubblica, illustrato dal Presidente delle Sezioni riunite della Corte dei Conti Luigi Mazzillo, adempie quindi ai doveri di tutela dell’unità economica della Repubblica che competono alla magistratura contabile.


Secondo il documento, che elogia l’iniziativa del Governo Monti tesa alla razionalizzazione e al controllo quantitativo e qualitativo della spesa pubblica, c.d. spending review, “i risultati del 2011 riflettono – tuttavia - le difficoltà in cui si dibatte la gestione della finanza pubblica in un contesto di sostanziale assenza di crescita, il gettito fiscale è rimasto al di sotto delle previsioni, né può rassicurare la constatazione che l’emergenza abbia costretto, nel corso del 2011, ad orientare la manovra di finanza pubblica quasi esclusivamente sul lato delle entrate”.


Dall’esame dell’andamento della finanza pubblica osservata nel triennio 2009-2011, secondo quanto specifica il Rapporto, se risulta la riduzione complessiva degli impegni di bilancio dello Stato di oltre l’8 per cento, per effetto dei tagli operati per l’acquisto di beni e servizi dei Ministeri, il costo delle posizioni debitorie pregresse cui si è dovuto fa fronte è però pari a 3,5 miliardi di euro.


Il documento rivela quindi i rischi di un avvitamento dell’economia, proprio per effetto delle manovre correttive e integrative di rafforzamento poste in essere sul solo fronte delle entrate. La logica emergenziale – sostiene la Corte – cui l’Italia è dovuta ricorrere specie a causa della crisi finanziaria globale, se da un lato mira ad ottenere il pareggio di bilancio già nel 2013, dall’altro l’aumento stesso della pressione fiscale determina per l’economia reale, un ulteriore rallentamento dell’economia allontanandosi così il conseguimento degli stessi obiettivi di gettito.


L’abbattimento del debito recita il Rapporto, può quindi essere raggiunto attraverso la dismissione organizzata di quote importanti del patrimonio mobiliare ed immobiliare in mano pubblica, al fine di evitare pericolose svendite, ma soprattutto, per recuperare il gettito mancante occorre incidere sui fattori che bloccano la crescita.
Secondo le simulazioni della Corte dei Conti, la riduzione della spesa corrente e l’incremento del Pil, sono dunque le priorità politiche che qualsivoglia esecutivo dovrà assiduamente perseguire nel prossimo ventennio, dal 2016 al 2036, per ottenersi un’ipotesi di crescita di poco superiore all’1% medio annuo in termini reali.

SAVERIO CARISTO