Estero
Rapiti quattro italiani in Libia, a Mellitah. Gentiloni: "Difficile fare ipotesi".
LIBIA, 20 LUGLIO 2015 - Quattro italiani sono stati rapiti in Libia nei pressi del compound dell'Eni nella zona di Mellitah. Si tratta di dipendenti della società di costruzioni Bonatti di Parma, nello specifico di Gino Pollicardo di La Spezia, Fausto Piano e Filippo Calcagno - siciliani, e Filippo Failla - sardo (aggiornato al 21/07 ore 9.00). I rapitori dei quattro cittadini italiani, sequestrati ieri mentre erano diretti verso l'impianto petrolifero e gasifero di Mellitah, sono elementi vicini al cosiddetto "Jeish al Qabail" (L'esercito delle tribù), le milizie tribali della zona fedeli al generale Haftar e ostili a quelle filo islamiche di "Alba della Libia" (Fajr) di Tripoli. Secondo quanto riferisce l'inviato dell'emittente televisiva "al Jazeera", che cita fonti militari di Tripoli, i quattro italiani sono stati rapiti in una zona fino a poco tempo fa teatro di scontri e solo di recente pacificata dopo la tregua sottoscritta dalle milizie tribali e da quelle di Alba della Libia. I quattro sarebbero stati rapiti infatti nel villaggio di al Tawileh, vicino Mellitah mentre stavano rientrando dalla Tunisia e portati verso sud.
L'Unità di Crisi si è immediatamente attivata per seguire il caso ed è in contatto costante con le famiglie dei connazionali e con la ditta Bonatti. In seguito alla chiusura dell'ambasciata d'Italia in Libia il 15 febbraio, la Farnesina aveva segnalato la situazione di estrema difficoltà del paese invitando tutti i connazionali a lasciare la Libia. Secondo l'agenzia di stampa libica al Tadhamoun, i quattro italiani erano da poco rientrati in Libia dalla Tunisia e sono stati rapiti domenica sera a Sebrata. [MORE]
La Farnesina a lavoro, difficile fare ipotesi. Per il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, per il momento "è difficile dopo poche ore capire la natura e i responsabili" del rapimento. Gentiloni lo ha detto a margine di una riunione dei ministri degli Esteri dell'Ue oggi a Bruxelles, precisando che l'Unità di crisi della Farnesina sta lavorando al caso con la massima urgenza: "E' una zona in cui ci sono anche dei precedenti (rispettivamente il 13 e il 16 novembre 2014 sono stati liberati Marco Vallisa, 54enne tecnico italiano della ditta Piacentini rapito in Libia a Zwara il 5 luglio 2014 e Gianluca Salviato, anche lui tecnico, rapito in Libia il 22 marzo 2014, ndr). Al momento ci dobbiamo attenere alle informazioni che abbiamo e concentrarci sul lavoro per ottenerne altre sul terreno".
Il rapimento "conferma la difficoltà di una situazione che resta instabile", ha aggiunto il ministro degli Esteri, che oggi discuterà anche della stabilizzazione della Libia. Gentiloni ha sottolineato che "sono stati fatti dei passi avanti dal lavoro dell'inviato speciale dell'Onu, Bernardino Leon, e ci auguriamo che la componente di Tripoli si unisca all'accordo che è stato raggiunto. Se l'accordo verrà concluso in modo largo, l'Italia sarà impegnata come nazione leader in tutta l'attività di sostegno alla ricostruzione e al consolidamento della Libia".
Il gasdotto a Mellitah e la Bonatti. Intanto dall'Ufficio stampa della Bonatti, un contractor internazionale con sede a Parma e che opera in altre 16 nazioni offrendo servizi di ingegneria, costruzione, gestione e manutenzione impianti per l'industria dell'energia fanno sapere: "Almeno per le prossime due ore ci atterremo al comunicato diffuso dalla Farnesina". L'azienda segue la vicenda, mantenendo per ora il riserbo sull'identità dei tecnici, ma restando "in contatto con le famiglie" dei quattro dipendenti. I rapiti sono quattro tecnici che lavorano presso alcuni impianti petroliferi nord-africani, per attività di sviluppo, trasporto e manutenzione.
Mellitah è il punto di partenza del gasdotto Greenstream, il più lungo d'Europa, minacciato da mesi dai combattimenti e dall'avanzata dei miliziani dello Stato Islamico. Greenstream - gestito per tre quarti dall'Eni e per un quarto dalla Noc, la Compagnia nazionale libica - è un gioiello ingegneristico realizzato nel 2004, 520 chilometri affogati nel Mediterraneo fino a una profondità di 1.200 metri, un investimento di 7 miliardi metà dei quali messi dall'Eni.
Tiziano Rugi
Foto: Ansa.it