Editoriale

Ramadan e 'Id al-Fitr. E la guerra che non ci sente.

PALMI (RC), 31 AGOSTO 2011 - “Gli ignoranti non possono non odiare, e temere insieme, coloro che si occupano delle cose ch'essi non capiscono” diceva William Somerset Maugham, scrittore e commediografo britannico.
E allora, mentre le nostre bombe continuano a cadere sui cieli libici, mentre decidiamo di uccidere militari e civili di cui non sappiamo nulla, ma nelle cui faccende ci piace intrometterci per i nostri interessi camuffati sotto forma di principi sacrosanti, mi piacerebbe informare. Informare per far conoscere, far conoscere per far comprendere, far comprendere per fare amare.[MORE]

Come avrete potuto leggere sui giornali, si sta svolgendo proprio in questi giorni la festività islamica di 'Id al-Fitr, che segna il termine del Ramadan. Ma cosa significano questi due termini?
Per cominciare, il termine “Ramadan”, che attualmente viene subito collegato al digiuno islamico, è in realtà il nome del nono mese del calendario islamico (calendario lunare, che quindi si “sposta” ogni anno rispetto al nostro). Durante questo mese si svolge, appunto, il sawm, il digiuno canonico, che ogni musulmano pubere e in salute deve svolgere per tutti i 29 o 30 giorni del mese, dal sorgere del sole al suo tramonto. La durata del mese è variabile perché è condizionata dalla visione della luna.

Il sawm è uno dei cinque pilastri della fede islamica (insieme alla testimonianza di fede, alle preghiere rituali, all'elemosina canonica e al pellegrinaggio alla Mecca), i cinque obblighi fondamentali a cui ogni musulmano deve adempiere nel corso della sua vita.

Il digiuno non è però soltanto un'astensione dal cibo: si deve infatti rinunciare, dall'alba al tramonto, (oltre alla nutrizione) alle bevande, al fumo e ai rapporti sessuali. Lo scopo è la purificazione del corpo e dello spirito.
Esiste infatti anche un lato morale del digiuno rituale: durante questo periodo il musulmano non può mentire, parlare male di qualcuno, litigare, avere pensieri indecenti. È un periodo di pace e di carità, di amore verso l'altro. Senza questi presupposti e senza l'intenzione, il digiuno è inutile.

Al termine del mese di Ramadan si celebra l''Id al-Fitr (o 'Id al-Saghir). Il termine significa “festa del termine (del Ramadan)” o, secondo un'altra interpretazione, “festa dell'elemosina”. Durante questa celebrazione vengono donati ai poveri alimenti di prima necessità. Ogni musulmano è tenuto inoltre a lavarsi e ad indossare un vestito bianco e a svolgere particolari preghiere in comunità. In seguito hanno luogo diversi festeggiamenti e si visitano parenti e amici.

Come avrete potuto capire, dunque, non è una celebrazione barbara e incivile, quasi pagana, fatta da uomini barbuti e pieni di zecche o da incalliti terroristi, ma è molto simile alla nostra Quaresima, che porta alla festività pasquale.

Cade subito all'occhio l'evidente contraddizione della guerra, della situazione mondiale che non rispetta i piccoli bisogni popolari, che spezza la pace, crea morti e distruzione. E allora capiamo che la guerra è sorda e che le bombe sono cieche. Capiamo che, visto che ci sente molto poco, comincia ad urlare (proprio come la nonna senza apparecchio acustico o come colui che, in una discussione, alza la voce perché sa di avere torto) e, urlando, spezza il silenzio voluto dagli altri e lo porta via. Macina tutto nella sua corsa “alla pace”.

Sarebbe stato bello che ci si fosse fermati a riflettere, da entrambe le parti. Ma, si sa, il corso della storia non può badare ad una cosa impercettibile, com'è il sentimento umano.

E allora continuiamo a spezzare il silenzio del digiuno con il frastuono delle bombe, sperando almeno che il suono arrivi attutito, che la vera fede crei una bolla protettiva.

Marta Lamalfa