Economia

Raggiunto accordo sulla raffineria di Gela: diventa green

 GELA, 7 NOVEMBRE 2014 – È stato finalmente raggiunto l’accordo tra l’ad dell'Eni Descalzi e del ministro per lo Sviluppo Federica Guidi: l’impianto di Gela, dopo 60 anni di petrolchimico diventerà una bioraffineria. Grazie a questo accordo, sembra, si preserveranno anche tutti i posti di lavoro.

La soddisfazione sembra generale, il ministro Guidi ha ringraziato "azienda e sindacati per la responsabilità dimostrata nella gestione di questa difficile vertenza che si è conclusa con un investimento strategico per la Sicilia". l portavoce del ministro Guidi, Enrico Romagna Manoja sul proprio profilo Twitter ha annunciato: “Accordo fatto su Eni Gela davanti al ministro Guidi. La raffineria diventa green. Salvi i posti di lavoro”.

Si legge in una nota: "Sì alla riconversione verde della raffineria Eni di Gela che porta con sé la garanzia del mantenimento di tutti i posti di lavoro, compresi quelli dell'indotto e l'impegno all'utilizzo del sito gelese per l'insediamento di una bioraffineria nonché come base logistica per l'on e l'offshore e la nascita di un nuovo centro di alto livello per la sicurezza nel settore dei biocarburanti. Si muove lungo queste direttrici di fondo il Protocollo d'intesa firmato questa sera al Ministero dello Sviluppo Economico, alla presenza del ministro Federica Guidi, del vice ministro Claudio De Vincenti e dall'ad di Eni Claudio Descalzi". Poi il ministro dello Sviluppo ha spiegato che l’investimento non gioverà solo alla Sicilia ma è strategico per "per il sistema energetico nazionale e per la difesa dei livelli occupazionali".[MORE]

L’Eni ha poi chiarito che il piano non riguarda solo Gela, ma prevede: “nuove e importanti iniziative industriali volte a sviluppare il settore upstream sul territorio siciliano”.

Ma se dall’azienda, dal Governo e dai sindacati c’è molta soddisfazione, sul versante dei lavoratori, nonostante le promesse che nessuno rimarrà senza lavoro, rimangono ancora dei dubbi. La preoccupazione nasce dal fatto che la “green-refinery” dell’Eni non potrà garantire occupazione a tutti gli attuali mille dipendenti. Gli esuberi, più della metà dei dipendenti totali, saranno ricollocati e dovranno cambiare azienda, mansioni e probabilmente anche sede di lavoro.

(foto dal sito www.gestoricarburanti.it)

Michela Franzone