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"Quando meno te lo aspetti" di Agnès Jaoui, una storia che vorrebbe svelare le truffe dei sogni
Il quarto lungometraggio di Agnès Jaoui, Quando meno te lo aspetti, scritto dalla regista insieme a Jean-Pierre Bacri, già collaudata coppia professionale in teatro e nel cinema, è dal 6 giugno nelle sale italiane.
Partendo dal semplice assunto secondo cui attraversiamo un’epoca in cui forse quasi tutto si può comprare ma dove a tanto sempre meno si può aspirare, il romantico happy and della favola, con protagonisti principe azzurro e principessa, sarebbe da considerare obsoleto, smielato, anacronistico; la diffusa verità contemporanea fa percepire ed insegna che il sogno romantico si infrange sempre, presto o tardi, contro l’eccesso di egoismo e libertà individuale, valore prioritario.
Alla luce di tali “conquiste esistenziali” l’eccesso di sogni, per moderni principi e principesse, è un fardello inutile nel bagaglio culturale - come lo studio del greco a scuola - che andrebbe sostituito rivelando la “truffa” anzitempo:
Il principe e la principessa dovrebbero baciarsi, ma le cose non vanno sempre come dovrebbero.
Laura (Agathe Bonitzer) è una ragazza di 24 anni che sogna di incontrare il vero Amore, ad una festa crede di trovare il suo principe azzurro in Sandro (Arthur Dupont), un ragazzo insicuro che fa il musicista. Quando però la ragazza conosce Maxime (Benjamin Biolay) - molto più grande di lei, affascinante critico musicale ma rubacuori cinico e narciso, ritagliato a regola d’arte da un catalogo di psicologia illustrata, in cui qualcuno, malauguratamente, troverà anche la coincidenza della somiglianza - se ne innamora. Attorno alla storia principale ruotano quelle di molti altri personaggi che incarnano a loro volta simboli e archetipi di fiabe, superstizioni e credenze.[MORE]
Una delle ragioni per cui ho scritto questa storia è che quando ero giovane aspettavo ardentemente il principe azzurro, aspettavo che arrivasse a cavallo e cambiasse la mia vita. Ci sono stati tentativi di riscrivere le fiabe, ma quelle che hanno un peso, quelle che sono raccontate ai bambini e che si insinuano nell'inconscio sono sempre le stesse. Volevo cambiare questo aspetto, afferma Agnès Jaoui ma, pur con queste buone intenzioni “educative”, il messaggio di fondo si configura, si mantiene e si esaurisce nell’amaro; Au bout du conte (alla fine della storia ) - titolo originale del film - la realtà sul piatto d’argento presenta solo il conto da pagare, la punizione (giusta?), a voler dimostrare che l’amore non assicura la felicità promessa dal sogno ma contiene già in sé una pericolosa caducità e capacità di ferire, quando non è null’altro che un capriccio, un’illusione vana, che forse, per vivere bene, si dovrebbe imparare ad evitare.
Lei crede a queste cose?
Io credo a tutto ciò che fa bene.
Arginare i sogni, affrancarsi dal loro potere, quanto da quello altrettanto subdolo di credenze e superstizioni di vario genere, sarebbe secondo Agnès Jaoui una garanzia di benessere esistenziale.
L’interesse per il territorio dell’illusione pregna da sempre il mondo del cinema, per conferirgli in fondo il suo migliore scopo. Dunque, la sublimazione del reale, in questo o quell’altro modo, attraverso il racconto della storia e la messa in scena, è argomento e motivazione principale con cui si confrontano tutti gli autori, al fine di appropriarsene o di negarla. Anche quella di Agnès Jaoui, in fondo, è un’illusione. Il sogno, quanto il “non sogno”, è luogo di idee, rappresentazione spirituale della realtà, libera e sincera espressione dell’individualità che non ha alcun motivo di essere censurata o razionalizzata.
Qualunque fantasticheria e tensione all’ideale può rivendicare il proprio diritto e senso d’esser tale, senza la necessità di aderire a canoni contemporanei, o di rientrare in un indice di fattibilità attraverso il monitoraggio delle trasposizioni, più o meno ingenue, avvenute nella realtà.
Che si viva meglio lontano dai sogni, senza correre pericoli e rischi, o con l’ardore nell’anima per il coraggio di correrli, è matassa filosofica ardua da dipanare. Sarà pur vero che gli archetipi classici delle favole, depositati da secoli con lunghe stratificazioni nell’inconscio, sono poco funzionali alla vita reale, ma sono forza primigenia e tensione a sentimenti nobili. Il messaggio proposto dal film, tipicamente a tesi, di Agnès Jaoui rischia di tradursi in un’esortazione al compromesso e all’adattamento, sentimento generato esclusivamente dalla noia e dal disincanto dell’età adulta.
La vita muore e si rigenera: nessun uomo, che volga sguardi appassionati all’orizzonte della vita, sarà mai persuaso ad iniziare a ragionare sulla “fine”; quello che accadrà “Alla fine della storia” vorrà scoprirlo soltanto alla fine della storia. Esistono più certezze nei sogni che nelle migliori previsioni.
Se puoi sognarlo, puoi farlo. Walt Disney
Titolo originale: Au bout du conte
Regia: Agnès Jaoui
Interpreti: Agathe Bonitzer, Agnès Jaoui, Jean-Pierre Bacri, Arthur Dupont, Benjamin Biolay, Valérie Crouzet
Origine: Francia, 2013
Distribuzione: Lucky Red
Durata: 112’
(In foto: Laura/Agathe Bonitzer e Sandro/Arthur Dupont in una scena del film)
Gisella Rotiroti