Cultura e Spettacolo

Quando le storie diventano geografie. Da Vermicino ad Avetrana

 “Un pezzetto bello tondo di cielo/d’estate sta sopra di me/Non ci credo/Lo vedo restringer-si /Conto le stelle, ora/Sento tutte queste voci/Tutta questa gente ha già capito /che ho sba-gliato, sono scivolato/Son caduto dentro il buco/Bravi, son venuti subito/Son stato stupido/Ma sono qua gli aiuti/Quelli dei pompieri, i Carabinieri…” [MORE]

Con la canzone “Alfredo” del loro album “Amen” i Baustelle descrivono il circo mediatico che si piazzò con telecamere, monitor, venditori di panini e bibite attorno al pozzo di Vermicino, fra-zione di Frascati in provincia di Roma. Era il 13 giugno quando Alfredo Rampi, bambino di 6 anni, scivolò in un pozzo artesiano per non uscirne più vivo. Il suo corpo sarà estratto soltanto un mese dopo.
Dopo 30 anni esatti, si sono viste più o meno le stesse scene. Anche a Vermicino scoppiò quel turismo velato di macabro che portava molta gente in visita al pozzo della tragedia. La cosa che colpì fu sicuramente il chiosco che vendeva panini imbottiti posteggiato poco lontano da quanti si affannavano per salvare la vita di Alfredo. Per non parlare degli innumerevoli collegamenti televisivi. La commozione fu tale e tanta che persino il presidente della Repubblica Sandro Pertini si recò a Vermicino per portare il suo sostegno e la sua solidarietà ai soccorritori e alla piccola vittima. Calato il sipario mediatico, di Vermicino e di Alfredo si ricordano soltanto chi all’epoca c’era e chi, purtroppo, ha vissuto simili esperienze tragiche.
Dopo 30 anni, si vedono le stesse scie di turisti che hanno cambiato zona. Anagraficamente potrebbero essere i figli dei turisti di Vermicino, ma nuovi drammi, nuovi delitti hanno riempito le pagine dei giornali in 30 anni, passando per via Poma e Garlasco e Novi Ligure e finendo ad Avetrana e Brembate.
Indubbiamente la televisione ha contribuito a questa spettacolarizzazione del delitto, con pro-grammi che si collegano con i propri inviati sul posto e dibattiti in studio in cui il nulla si mescola con il niente. Oppure l’immancabile ricostruzione plastica che troneggia al centro dello studio televisivo di turno e criminologi prezzolati che si affannano ad emettere il loro parere, pronti a tracciare profili. Si è a un punto di non ritorno, dove la realtà supera la fantasia.
È vero che il crimine, il delitto vendono, ma è vero anche il contrario. Per esempio, il quotidiano “La Stampa” ha deciso di occuparsi poco, per non dire nulla, di Avetrana e dintorni. O meglio, ha dato le notizie essenziali al lettore, cioè la tragica morte di una ragazzina 14enne, per la quale sono accusati sua cugina e suo zio e, a quanto pare, anche sua zia. Punto e basta. “La Stampa” ha mantenuto lo stesso numero di copie vendute.
Un esempio da seguire? Bella domanda, alla quale forse si risponderà con pareri diametralmente opposti. Però almeno si eviterebbero quei macabri pellegrinaggi che hanno costretto il sindaco di Avetrana a chiudere le vie d’accesso al paese. Neanche ci fosse un’epidemia di peste o tubercolosi in città.
Non si sta invocando alla censura, ma quantomeno un pizzico di buon senso renderebbe la mi-nestra più saporita.

 

Giovanni Dimita