Quando la Storia ha il gusto del macabro
Cronaca Lazio Roma

Quando la Storia ha il gusto del macabro

domenica 23 ottobre, 2011

FIRENZE, 23 OTTOBRE 2011- Gheddafi è solo l’ultimo della lista. Da quando è possibile documentare la morte violenta e non dei potenti (o anche semplicemente di personaggi famosi), sono stati molti i casi in cui i particolari raccapriccianti del deceduto hanno rappresentato motivo di curiosità e molto spesso di vanto. E già. In molti casi un nemico continua ad essere tale anche dopo morto.[MORE]

Volendo scomodare l’epica di Omero, Achille straziò per tre giorni il cadavere del suo nemico troiano Ettore, per poi impietosirsi alla  commovente richiesta della restituzione del corpo di Priamo. Guerra di Troia e semidei a parte, la storia pullula di accanimento post-mortem ed esposizione di illustri cadaveri.

Gheddafi, sotto alcuni aspetti, ha fatto venire in mente a molti la fine di Benito Mussolini a Piazzale Loreto. Fucilato, insieme alla sua amante, Claretta Petacci e ad altri gerarchi, i suoi resti furono oltraggiati da una folla inferocita. Il Duce fu “esposto” a testa in giù. Ferruccio Parri, capo partigiano e leader del Partito d’Azione definì Piazzale Loreto un brutale esempio di “macelleria messicana”.

Ernesto Che Guevara, ucciso dalle forze regolari boliviane, fu barbaramente mostrato a fotografi e video-reporter come un trofeo, se non addirittura come una sorta di monito. L’immagine del “Che” seminudo senza vita su una barella con il corpo segnato dalla violenza fece il giro del mondo.

Senza andare troppo lontano nel tempo, in molti ricordano l’esecuzione di Ceausescu e consorte in Romania. Il video del processo sommario, le urla strazianti della moglie del dittatore romeno, le lacrime di un militare consapevole, volente o nolente, di “fare” la storia, quella con la s maiuscola. Il sangue che sgorga dai corpi trivellati dopo la fucilazione, eravamo nel 1989.

Saddam Hussein, ha rappresentato il culmine dello "spettacolo" mediatico, la sua morte avvenuta per impiccagione, la morbosità con cui il mondo ha seguito l’esecuzione del dittatore iracheno ha sconvolto più del cappio che ha messo fine alla sua vita.

Nel Far West il cadavere di Jasse James, guerrigliero sudista prima e famigerato bandito poi, divenne quasi un business. Gheddafi impaurito, sanguinante e moribondo nonché il pellegrinaggio per il suo cadavere arricchisce una lunga lista.

L’odio e la violenza che si protraggono anche dopo la morte inflitta. Situazioni in cui bisogna fare i conti con la propria coscienza. Avere la forza di dissociarsi quando si tratta di dittatori e criminali che hanno tiranneggiato per anni, schiacciando libertà e diritti umani, non è, comprensibilmente, facile. 

Tuttavia crediamo che anche il più spregevole degli individui debba essere rispettato da morto. Non è la pietà che lo suggerisce ma il senso d’umanità che lo impone. O almeno dovrebbe.

Davide Scaglione


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