Parola e Fede

Quando la ricchezza diventa peccato

Oggi il sacerdote don Davide Marino, docente di Storia della Chiesa Antica e Archeologia Paleocristiana presso l'Istituto Teologico Calabro S.Pio X, risponde alla questione di Luigi sorta dopo la lettura di un suo precedente articolo.

D. Chi è ricco è un peccatore? Grazie, Luigi.

R. Caro Luigi,

la povertà può avere tante cause. Può essere frutto di calamità che si abbattono sulla vita di una persona, di eventi imprevisti, di motivi che non dipendono da lei. Talvolta, la povertà può essere anche causata dalla persona stessa, da scelte sbagliate o azzardate, da vizi...[MORE]

La ricchezza è peccato in un duplice caso: se è frutto d'ingiustizia o se non è utilizzata per compiere il bene.

Nel primo caso, la ricchezza è peccato perché si è rubato, preso ciò che non era proprio, sottraendolo agli altri. Ad esempio, non corrispondere a un lavoratore il giusto salario è arricchirsi sulle sue spalle, è peccato al cospetto di Dio ed è un'offesa alla dignità della persona. Così leggiamo nel libro del Levitico: «Non opprimerai il tuo prossimo, né lo spoglierai di ciò che è suo; non tratterrai il salario del bracciante al tuo servizio fino al mattino dopo» (Lv 19,13). Ma è anche peccato percepire il salario senza compiere secondo giustizia il proprio lavoro, raggirando il prossimo, agendo disonestamente nei suoi confronti.

Nel secondo caso, bisogna considerare che il "di più", guadagnato onestamente, è ordinato al compimento del bene. Le cose - e così il denaro - servono all'uomo per vivere; ma l'uomo non può vivere per esse, per accumulare ricchezze su questa terra. I beni terreni servono per sostentarsi, per coprirsi, per avere un tetto sulla testa, per sostenere i doveri del proprio stato (ad esempio mantenere dignitosamente la propria famiglia), per provvedere ai mezzi necessari al giusto compimento della propria missione o del proprio lavoro. Ciò che ci avanza, invece, non è più nostro, ma degli altri. È un bene che possiamo e dobbiamo impiegare per consentire anche a chi non ha di vivere dignitosamente.

La carità può essere esercitata nei modi più diversi. Ad esempio, avendone la possibilità, anche dare a una persona la possibilità di guadagnarsi il pane quotidiano, consentirgli cioè di procurarsi da vivere lavorando, è un'altissima forma di carità. Ma anche risparmiare qualcosa, rinunciare a qualcosa di non strettamente necessario, ci dà la possibilità di compiere atti di carità verso il prossimo. Pensa ad esempio alla Quaresima: il digiuno o l'astinenza dalle carni e dai cibi particolarmente ricercati acquista il suo pieno valore, se impieghiamo ciò che abbiamo risparmiato per fare il bene. La carità è gradita al Signore se è associata a qualche sacrificio, a qualche rinuncia da parte nostra. In questo modo, non diamo semplicemente qualcosa che è inutile e superfluo per noi, ma mettiamo - come la vedova lodata da Gesù presso il Tempio di Gerusalemme (Mc 12,41-44) -, nell'atto di carità che compiamo, qualcosa di nostro; anzi, noi stessi.

Il cristiano è chiamato per questo a una vita sobria, morigerata, a essere temperante nel rapporto con le cose di questo mondo, sapendo che le ricchezze di questa terra passano, sono caduche, non ci ottengono la salvezza, e che il vero Tesoro è presso Dio, la vita eterna, che si "acquista" per mezzo della propria carità. Alla fine della nostra vita, saremo infatti giudicati da Dio degni o meno della beatitudine eterna, anche in base alla nostra carità verso gli altri. Così pure il ricco sarà giudicato in base a come avrà utilizzato la propria ricchezza per servire i fratelli nel bisogno.

Vivere nel lusso certamente non è cristiano, perché esso è spreco di un bene che potremmo e dovremmo impiegare per gli altri. Ma pensa, anche, se ci liberassimo da certi vizi o inutili modi di vivere costosi: quanto bene potremmo fare!

Una cosa è certa, caro Luigi: un cuore che dimora nella Parola di Gesù, abitato dalla carità del Padre, mosso dalla grazia dello Spirito Santo, trova sempre la via per vivere la carità verso gli altri.

Chiediamo per questo sempre all'intercessione della Vergine Maria che ci renda, come è stata Lei, persone ricche di Dio, piene di amore per Lui e per il prossimo.

Don Davide Marino


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