Politica
Province italiane: ecco i tagli, 36 in meno
FIRENZE, 22 OTTOBRE 2012- Il riordino delle Province italiane è, ormai, cosa fatta. Il decreto legge del governo è pronto e non è prevista nessuna deroga, con buona pace di quanti si erano mostrati poco entusiasti per le novità apportate.
Gli enti con meno di 350.000 abitanti e sotto i 2.500 chilometri quadrati subiranno l’accorpamento. Con questo criterio si passerà, quindi, da 86 Province a 50 (Città metropolitane incluse), mentre da giugno del 2013 saranno tutte commissariate con la possibilità di trasferimento per i dipendenti.
Una decina di altre Province dovrebbero essere tagliate dalle Regioni a Statuto speciale. Secondo il decreto, che sarà discusso in Consiglio dei ministri per la prima riunione di novembre, dalla fine di giugno 2013 tutti gli enti saranno guidati da un commissario che curerà il periodo di transizione.
Ecco nello specifico tutti i cambiamenti regione per regione: in Piemonte saranno salve Torino (Città metropolitana) e Cuneo, accorpate Alessandria e Asti, così come Vercelli, Biella, Verbano/Cusio/Ossola, Novara. In Lombardia rimarrà Milano (Città metropolitana) oltre a Brescia, Bergamo e Pavia. Saranno accorpate Como, Varese, Monza Brianza; Lodi, Mantova, Cremona; Sondrio e Lecco (sebbene Sondrio potrebbe essere salvata perché, insieme a Belluno, ha tutto il territorio in zona di montagna).
In Veneto resteranno Venezia (Città metropolitana), Vicenza e Verona, mentre Rovigo e Padova saranno accorpate così come Belluno (sempre salvo deroghe) e Treviso. In Friuli Venezia Giulia dovrebbero rimanere le Province attuali, tuttavia con compiti consultivi. In Liguria saranno unite Savona e Imperia, mentre per Genova (Città metropolitana) e La Spezia non ci sarà nessuna variazione.
In Emilia Romagna solo Bologna (Città metropolitana) e Ferrara non subiranno cambiamenti. Accorpate invece Modena e Reggio Emilia; Parma e Piacenza; Ravenna, Forlì/Cesena e Rimini. In Toscana si salva solo Firenze (Città metropolitana). Accorpate invece Grosseto, Siena e Arezzo; Lucca, Massa Carrara, Pistoia e Prato; Pisa e Livorno. In Umbria Perugia si unirà a Terni. Nelle Marche restano Ancona e Pesaro/Urbino. Accorpate Ascoli Piceno, Macerata e Fermo.
Roma (Città metropolitana) sarà l’unica Provincia che resterà invariata nel Lazio. Accorpate Frosinone e Latina, Rieti e Viterbo. Si passa da quattro a due province in Abruzzo: L'Aquila/Teramo e Pescara /Chieti. Una sola provincia in Molise con l'accorpamento di Campobasso e Isernia, stessa cosa in Basilicata dove si uniranno Potenza e Matera.
Tre Province salve in Campania: Napoli (Città metropolitana), Salerno e Caserta. Accorpate Avellino e Benevento. In Puglia Bari (Città metropolitana) e Lecce non subiranno variazioni. Accorpate invece Foggia con Barletta/Andria/Trani e Taranto con Brindisi. Infine in Calabria resterà solo Reggio Calabria, Città metropolitana. Accorpate Cosenza e Crotone così come Catanzaro e Vibo Valentia.
La Sardegna invece ha già deciso con un referendum di dimezzare le Province, passando da otto a quattro: Cagliari, Sassari, Nuoro, Oristano. Nessuna variazione riguarderà infine Valle d'Aosta, Trentino Alto Adige e Sicilia.
Le modifiche del decreto produrranno delle modifiche anche sugli attuali sistemi elettorali, con i consiglieri eletti non più dai cittadini ma dai consiglieri comunali. Sulla questione si pronuncerà nei prossimi giorni la Corte costituzionale. [MORE]
Davide Scaglione