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CROTONE, 17 GIUGNO 2015 - La banda faceva arrivare ignare ragazze dalla Bulgaria e dalla Romania con la promessa di farle lavorare come badanti o cameriere ma poi le costringevano a prostituirsi; se poi il rendimento il loro rendimento non risultava abbastanza redditizio, venivano immediatamente sostituite. Per quelle che tentavano di affrancarsi dallo sfruttamento, scattavano le violenze e i maltrattamenti. [MORE]
L'organizzazione si era suddivisa il territorio crotonese in zone per esercitare i suoi traffici. Le sette ordinanze di custodia cautelare (cinque in carcere e due ai domiciliari) riguardano Petre Coman, romeno di 27 anni; Vandana Melentina Stoica, romena di 38 anni; Antonino Brunno, 28enne nativo di Como; Iulian Pruteanu, rumeno di 29 anni; Andrei Ionut Bejenari, rumeno di 30 anni, tutti finiti in cella con le accuse di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, con l'aggravante di aver usato minaccia e violenza in alcuni casi anche su minorenni. Ai domiciliari Adriana Elena Bejenari, 29enne rumena, e Giovanni Spano', crotonese di 42 anni.
L'operazione ha preso le mosse da una precedete indagine denominata "Green Book", che nel giugno dello scorso anno ha portato all'arresto di 16 persone accusate, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata alla produzione di documenti falsi ed al favoreggiamento della immigrazione clandestina. Gli elementi raccolti e aprrofonditi in quella indagine hanno portato alla scoperta del gruppo di cittadini romeni e italiani residenti a Crotone che era dedito all'induzione, favoreggiamento, sfruttamento e agevolazione della prostituzione. I dettagli dell'operazione, denominata in codice "Eteria", sono statui illustrati nel corso di una conferenza stampa. "Queste donne non sono prostitute, ma donne fatte prostituire con la violenza, sono donne vittime di un sistema che le usa come merce e impedisce loro di scegliere" ha detto Luisiana Di Vittoria, Procuratore della Repubblica facente funzioni di Crotone. "Siamo di fronte ad un fenomeno di prostituzione d'importazione - ha spiegato il magistrato - che usa donne giovanissime fatte arrivare in Italia illuedendole con la speranza di un lavoro, una speranza che e' stata frustrata dai loro aguzzini con vessazioni notevoli. Lo abbiamo capito dalle intercettazioni nelle quali gli sfruttatori minacciavano in maniera violenta le ragazze anche quando queste, per il freddo o perche' stavano poco bene, volevano tornare a casa".
Il procuratore Di Vittorio ha precisato che le ragazze (una quindicina in tutto) sono state affidate a centri specializzati. Il questore di Crotone, Luigi Botte, ha ricordato come l'indagine sia nata quasi un anno fa in seguito ad una riunione del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica nella quale e' stato analizzato il fenomeno della prostituzione nella citta'. "Probabilmente questa indagine non debellera' il fenomeno, ma fa sentire la presenza dello Stato anche nel tutelare le vittime" ha detto Botte aggiungendo che "come e' accaduto in altre parti d'Italia basterebbe un'ordinanza del sindaco per poter multare i clienti che alimentano il fenomeno". Alla conferenza stampa hanno partecipato anche il dirigente della Digos, Claudio Spadaro, il dirigente della squadra mobile, Giovanni Cuciti, il vicequestore Roberto Pellicone, il dirigente dell'Ufficio prevenzione crimine, Domenico Lanzaro, e il vice dirigente della squadra mobile, Massimiliano Migliaccio. (Agi)