Cronaca
Procura di Salerno: complotto per fermare De Magistris
Chiusa l’inchiesta, la procura di Salerno notifica avviso di conclusione delle indagini preliminari formulando quale capo d’accusa, a vario titolo, i reati di corruzione in atti giudiziari, falso ideologico e omissione d’atti d’ufficio nei confronti di Giancarlo Pittelli, senatore del PDL, Mariano Lombardi, ex procuratore generale presso la corte d’appello di Catanzaro, sua moglie Muzzi Maria Grazia, Greco Pierpaolo, avvocato e figlio della moglie di Lombardi, Salvatore Murone procuratore aggiunto, Giuseppe Galati (UDC), ex sottosegretario al ministero delle attività produttive, Antonio Saladino il protagonista principale dell’inchiesta Why not, Enzo Iannelli ex procuratore generale di Catanzaro, il procuratore facente funzioni Dolcino Favi, i sostituti pg Alfredo Garbati e Domenico De Lorenzo, il pm Salvatore Curcio. [MORE]
Dagli atti delle indagini emergerebbe per gli inquirenti un vero e proprio complotto ordito ai danni dell’allora sostituto procuratore Luigi De Magistris, competente per le indagini sulle inchieste “Poseidone” e “Why not”.
Le ormai famose inchieste dell’ex pm napoletano sull’intreccio tra imprenditoria e politica nella distrazione di fondi pubblici destinati allo sviluppo della Calabria, furono avocate e revocate allo stesso. I giudici Nuzzi e Verasani, della procura di Salerno, competente su quella di Catanzaro, avevano richiesto il sequestro degli atti alla procura di Catanzaro, che chiese il contro sequestro. Scoppiò la cosiddetta “guerra tra procure”.
Secondo quanto si legge nell’atto della procura di Salerno Mariano Lombardi e Salvatore Murone, recita infatti la prima parte dell'avviso di conclusione indagini, “creavano i presupposti quantomeno per una prevedibile e inevitabile stagnazione delle attività istruttorie in corso”, “così da favorire … le persone implicate nelle indagini preliminari”. Tra queste, in particolare, Antonio Saladino, “l'avvocato senatore Giancarlo Pittelli e l'on. Sottosegretario Giuseppe Galati”. Che in cambio, si legge, si erano adoperati per far ricevere “denaro o altre utilità” sia al dott. Lombardi che all'avvocato civilista Pierpaolo Greco, figlio della seconda moglie del procuratore.
Il Greco avrebbe difatti trovato lavoro presso il rinomato studio penale Pittelli; sarebbe diventato socio, insieme al Pittelli stesso, della Roma 9 srl, con notevoli agevolazioni economiche; avrebbe ricevuto dal sottosegretario alle Attività Produttive Galati diverse nomine di Commissario Liquidatore di società e consorzi.
Mentre Murone avrebbe sistemato “parenti e conoscenti” con le assunzioni ottenute grazie al “rapporto sinallagmatico” e al “patto corruttivo” stretto con Antonio Saladino.
L’allora procuratore generale Mariano Lombardi revocò a De Magistris l’inchiesta Poseidone per non averlo informato dell'invio di un avviso di garanzia al senatore Giancarlo Pittelli . Negli atti si legge che questa secretazione è considerata oggi della procura di Salerno, dovuta ad esigenze investigative in quanto Lombardi era legato da ventennale amicizia al Senatore Pittelli, e proprio la revoca è considerata illecita.
L’avocazione dell’altra inchiesta, Why not, fu ordinata dall’avvocato generale Dolcini Fava, per il seguente motivo: l’ex pm aveva iscritto nel registro degli indagati l’ex ministro della Giustizia, Clemente Mastella (poi archiviato), mentre quest’ultimo avviava un’indagine disciplinare sullo stesso De Magistris. Si era profilato, secondo Fava, un “conflitto d’interesse” tra indagato e pm.
La procura considera oggi questo conflitto d’interessi inesistente.