Cronaca
Processo Stato-Mafia, Napolitano: "Non ho nulla da riferire"
PALERMO, 25 NOVEMBRE 2013 - Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha fatto pervenire alla Corte d'Assise di Palermo, una nuova lettera in relazione al processo sulla presunta trattativa Stato-mafia e alla sua possibilità di deporre, in cui afferma di non avere "Nulla da dire" in merito. Ricordiamo che fu il pm Di Matteo a ribadire in aula, davanti la Corte di Assise, che si rendeva necessario che il presidente della Repubblica deponesse in qualità di teste. Il suo nome era tra l'altro già nella lista dei testimoni depositata ai giudici. Secondo Di Matteo Napolitano dovrebbe riferire soprattutto sui contenuti di una lettera che il suo consulente giuridico, Loris D'Ambrosio, morto lo scorso anno, inviò nel giugno del 2012, e in cui lo stesso riferiva di fatti accaduti tra l'89 e il '93.
I giudici della Corte di Assise di Palermo avevano, poi, deciso di ammettere la testimonianza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al processo accogliendo una parte di quanto richiesto da Di Matteo, disponendo che Napolitano testimoniasse "nei soli limiti della conoscenza del teste che potrebbero esulare dalla funzioni presidenziali e dalla riservatezza del ruolo".
Se, però, Napolitano in una precedente lettera aveva fatto sapere di essere disponibile a deporre come testimone, oggi scrive al presidente della Corte d'Assise di Palermo, che stamattina ha depositato la lettera, di "non avere nulla da riferire in aula". Di seguito alcuni stralci della missiva:
"Non ho da riferire alcuna conoscenza utile al processo, come sarei ben lieto di potere fare se davvero ne avessi da riferire". "Dei problemi relativi alle modalità dell'eventuale mia testimonianza la Corte da lei presieduta è peraltro certamente consapevole, come ha - nell'ordinanza del 17 ottobre - dimostrato di esserlo dei 'limiti contenutistici' da osservare ai sensi della sentenza della Corte costituzionale del 4 dicembre 2012".
"L'essenziale è comunque il non aver io in alcun modo ricevuto dal dottor D'Ambrosio qualsiasi ragguaglio o specificazione circa le 'ipotesi' - solo ipotesi - da lui 'enucleate' e il 'vivo timore' cui il mio consigliere ha fatto generico riferimento, sempre nella drammatica lettera del 18 giugno, rinviando al suo scritto inserito, come sapevo, nel recente volume di Maria Falcone. Nè io avevo modo e motivo - neppure riservatamente, nel colloquio del 19 giugno - di interrogarlo su quel passaggio della sua lettera".
(Foto dal sito unionesarda.it)
Katia Portovenero
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