Cronaca
Processo Rostagno, parla Giovanni Brusca
TRAPANI, 21 DICEMBRE 2011 – Nuova udienza – siamo alla numero ventidue – del processo che dovrebbe (quando si parla di mafia e giustizia, in Italia, è sempre bene usare il condizionale) portare alla verità sull'omicidio del giornalista e sociologo Mauro Rostagno, ucciso a Valderice il 26 settembre 1988. A parlare, ieri, è stato uno dei “pezzi da novanta” di Cosa Nostra: Giovanni Brusca. [MORE]
«Sono stato un mafioso dal 1975, soldato semplice nel mandamento di San Giuseppe Jato, dal 1989 sono stato reggente del mandamento, fino al mio arresto nel 1996». Ha esordito così, parlando in video-conferenza da un luogo riservato, l'uomo che premette il pulsante per la strage di Capaci e che sciolse nell'acido il piccolo Giuseppe Di Matteo, che però non ricorda quando gli viene chiesto di rendere noto il suo “curriculum”, come ricorda Rino Giacalone su Liberainformazione.org. «Ho deciso di collaborare con la giustizia nell'agosto del 1996, pochi giorni dopo l'arresto. Quello che oggi sta dicendo Spatuzza io l'ho detto molto tempo prima», ha continuato l'ex boss, prima di entrare nel merito della vicenda Rostagno.
«Con Riina abbiamo parlato del delitto Rostagno, e io gli chiesi se lui ne sapeva parlare, lui mi ha detto sì, si sono “tolti questa rogna”, questa rottura di scatole. Rostagno era un problema per il territorio di Trapani, i mazaresi avevano tolto quella persona». “Quella persona”, naturalmente, è Rostagno. «Apprendendo del delitto seppi del fucile scoppiato in mano al killer e Riina mi ricordo con me commentò anche questa cosa». Il movente, continua Brusca, potrebbe essere quasi sicuramente il fastidio che con le sue inchieste stava provocando Rostagno, ma il boss dice di non esserne sicuro, in quanto lui non ha «partecipato alla deliberazione».
Il mal di testa con cui Brusca ha giustificato i tanti “non ricordo”, non gli ha però impedito di ricordare i dettagli di come venne a sapere dell'omicidio. «Quando ne parlai con Riina del delitto Rostagno, il fatto era appena successo. Eravamo a Palermo, a casa di Salvatore Biondino. Eravamo a quattr'occhi, io e lui».
L'udienza, iniziata alle 10.30 con le generalità del teste, si è conclusa quattro ore e dieci minuti dopo. La prossima udienza è prevista per l'11 gennaio 2012
Andrea Intonti